Pietro Giannini 24/06/2016

Troppi obiettori per troppi aborti clandestini. In tutta Italia le uniche cose che non si rispettano sono le leggi. Quella in questione è stata sempre avversata da una Chiesa sempre più ottusa nell’ortodossia oscurantista e da una vieppiù crescente quantità di ginecologi che si proclamano obiettori i quali, con il loro rifiuto di prestazione, favoriscono la pratica disumana e pericolosissima dell’aborto clandestino.

 Non vi sarebbe da meravigliarsi se in tutta questa tetragona fedeltà alla Chiesa ed ai suoi Dogmi oscurantisti e fuori dal tempo, certi medici non nascondessero altro. «La verità è che Da Nord a Sud in intere regioni l'aborto legale è stato cancellato, oltre l'80% dei ginecologi, e oltre il 50% di anestesisti e infermieri non applica più la legge 194. Accade a Roma, a Napoli, a Bari, a Milano, a Palermo».

«Accade di peggio perché secondo un’indagine de L’Espresso del Maggio 2013 all’ingresso di una struttura sanitaria Nazionale era stato apposto un cartello di cartone con su scritto a penna: “Qui non si effettuano più Ivg". Ossia interruzioni volontarie di gravidanza». Aborti cioè.

Grazie a costoro l’aborto in torna ad essere una cosa clandestina, da sottobosco, Palermo. E per donne ritorna l’incubo, come quarant'anni fa.
«Dice ancora quell’inchiesta che almeno 20.000 sono nel 2012 gli aborti illegali calcolati dal ministero della Sanità con stime mai più aggiornate dal 2008, quarantamila, forse cinquantamila quelli reali. Settantacinquemila gli aborti spontanei nel 2011 dichiarati dall'Istat, ma un terzo di questi frutto probabilmente di interventi "casalinghi" finiti male. Cliniche fuorilegge, contrabbando di farmaci: sul corpo delle donne è tornato a fiorire l'antico e ricco business che la legge 194 aveva quasi estirpato».

L’illegalità di questa esecranda manfrina di qualche medico marcio, non può compromettere la correttezza di tutta la classe medica, ma la clandestinità favorisce il malaffare e la conseguenza è infatti lo sviluppo di un mercato nero di medicinali per l’aborto terapeutico che costano un occhio della testa. Tale illegalità è stata riconosciuta anche dal Consiglio d’Europa.
«La verità è che nessuno vuole più fare aborti perché si viene discriminati nella carriera e obbligati a fare solo e soltanto quelli, quindi le donne muoiono nel silenzio osceno delle Istituzioni»

«Come si fa a calcolare i numeri di un fenomeno clandestino? Con quali parametri? Da anni ormai nella relazione al parlamento sulla legge 194, si cita una stima di 15/20mila aborti illegali, un numero calcolato soltanto sul tasso di abortività delle donne italiane (6,9 per 1000) e sottostimato per stessa ammissione del ministero. Molti altri elementi però portano almeno al raddoppio di quella cifra, facendo salire la quota delle interruzioni di gravidanza clandestine a 40/50mila l'anno».

«Intanto parametrando le stime dell'illegalità al tasso di abortività delle immigrate, che è di 26,4 interruzioni ogni mille donne, tre volte quello delle italiane. Analizzando poi i dati Istat ad esempio si vede con chiarezza quanto gli aborti spontanei sono aumentati, passando dai 55mila casi degli anni Ottanta, ai quasi ottantamila di oggi».

«Secondo molti studiosi questa impennata altro non è che il ritorno dell'aborto clandestino "mascherato", esattamente come avveniva prima della legge, quando le donne dopo aver tentato di "fare da sole" arrivavano in ospedale con emorragie e dolori, e i medici per salvarle completavano gli aborti, registrati come "spontanei”».

A queste difficoltà si aggiunge un decreto del ministro della sanita che, guarda caso è una donna, che depenalizza l’aborto clandestino ma ne aumenta le sanzioni pecuniarie a dismisura da 5000 a 10000 euro. Incredibile ma vero.
Così si sviluppa in un sottobosco spesso malavitoso e che, molto spesso, non ha niente di sanitario. Comunemente si chiama sottobosco quella parte dell’ambiente boschivo che si sviluppa all’ombra degli alberi in situazione di scarsa illuminazione ecc. ecc.

Ed è proprio questo l’ambiente in cui tali aborti vengono praticati: nell’ombra per sfuggire alla legge, in locali di fortuna, spesso non igienizzati a dovere, con scarsa assistenza, effettuati da ‘mammane’ senza cognizioni mediche, da qualche ostetrica compiacente, o da qualche medico con pochi scrupoli.  
Le conseguenze in moltissimi casi sono deleterie per la paziente, fino alla morte.
È su questo che bisognerebbe essere obiettori di coscienza, su queste pratiche disumane che vengono favorite più che da una obiezione, da una abiezione di coscienza.  
Non occorre precisare che ognuno è libero di scegliere come fare il medico, ma quando si abbraccia questa difficile professione, non si può scegliere fra il paziente e tutto il resto. La necessità di salvare una vita umana, anche per la loro fede, è primaria rispetto ad altre esigenze. Se non lo hanno capito è perché credono che sia più importante salvare la vita di un feto, piuttosto che ammazzare una madre, che potrebbe avere altri figli che potrebbero restare orfani. 

Ma per loro e per la loro ottusa visione della vita ciò non ha valore. Si sostituiscono a Dio e scelgono loro chi deve vivere o morire. Nessuno ha dato loro questa autorità. Se si è scelto di fare il medico si fa il medico e basta, senza condizionamenti, trucchi meschini o altro. 

Viceversa si fa un altro un altro mestiere, aprendo magari una macelleria.  

N.B. Avviso ai lettori: Le frasi ed i capoversi compresi fra i virgolettati « » sono trascritti da un’inchiesta di Repubblica e l’Espresso del 2013.

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