Grillo e Salvini: attenti a quei due.

Pietro Giannini 28/07/2016©

Chi non li conosce? Tutti oramai sanno che sono i capostipiti di una nuova classe di politici appartenute al filone demagogico-populista presente in Italia da circa un trentennio. È vero che a quei tempi il M5S non c’era, però c’era la Lega di Umberto Bossi che ce l’aveva duro, così almeno diceva lui.

La diffusione di una sorta di xenofobia, avallata totalmente dal partito personale del califfo di Arcore, fece molti proseliti all’epoca per via delle predicazioni del celodurista Bossi e di altri personaggi di contorno che furono spacciati per leghisti mente invece erano fascisti, cultori dell’odio razziale più meschino.

Non ho ascoltato i discorsi di Mussolini per problemi di età, essendo nato nell’anno della proclamazione dell’Italia Repubblicana, ma leggendo i resoconti storici di quei discorsi, emerge che essi affrontavano il problema dell’odio razziale in maniera del tutto diversa.

Le porcherie fatte sull’isola di Lampedusa da questi novelli cultori della Razza Padana, sono sintomatiche ed individuano chiaramente il retroterra culturale a cui si ispiravano e si ispirano ancora: il “Mein kampf” di triste memoria.
Per l’altro verso, in questi anni abbiamo visto apparire sulla scena politica di casa nostra un comico che, tempo fa, non riuscendo più a fare ridere, venne scacciato dalla RAI per la sue battute offensive nei confronti di tutti i politici, non solo di Craxi. 
Dobbiamo rilevare con profondo dispiacere, peraltro avallato da una ferrea convinzione, che costui non si è tolto ancora il vizio, nonostante le ripetute cause perse per calunnia e, certo, non se lo toglierà. Grillo ha da subito adottato e “migliorato” il metodo Salvini, derivato dal celodurista Bossi, fondato sull’insulto “ad personam”, spesso triviale, che ha caratterizzato la politica leghista.
 Si può far ridere senza volgarità, come fanno i veri comici, o si può essere sciatti e volgari guitti senza idee. Entrambi, sia lui che Salvini, degno erede di Bossi, hanno un comune denominatore: la demagogia d’accatto, cadente nel populismo più spinto, volgarizzato da indecenti e logorroiche affabulazioni oratoriali che hanno conquistato un numero notevole di insoddisfatti italiani, convinti che i discorsi vuoti di contenuto politico e pieni di rabbioso rancore, siano sufficienti a cambiare le cose.

 Entrambi sono presenti in parlamento, se non di persona, con i loro fedelissimi; Grillo non può sedersi su quegli scranni, per via dei suoi molteplici guai con la legge, che preferiamo non elencare, ma di cui tutti sono ampiamente al corrente; Salvini invece è stato eletto al parlamento europeo, ma ha optato per rompere le scatole in Italia, mentre al suo posto di lavoro, a Bruxelles, sembra abbiano messo un cartello con su scritto “Affittasi per irreperibilità del titolare”.

In Parlamento stanno, come detto, i loro seguaci: i giovani rampanti dei 5S, non si sa come arrivati fin lì, ed i vecchi barbagianni leghisti.  Il fatto è che entrambi non hanno fatto un bel cavolo di niente di quanto hanno promesso ai loro elettori. Eppure sono in tanti, specialmente i 5S che sono quelli che, più degli altri, hanno ottenuto risultati politici di rilievo.
Purtroppo, questi ultimi, sono stati aspramente criticati oltre che in Italia, anche all’estero per l’insipienza della loro politica e l’assoluta incompetenza degli argomenti di cui discutevano.

Questo è quello che ci passa il momento storico che stiamo vivendo, di certo non è esaltante, come non è esaltante e, tantomeno civilmente corretto, paragonare la Presidente della Camera dei Deputati ad una bambola di gomma (che è notoriamente un passatempo insulso e volgare per uomini indecenti e sessualmente autonomi).

Oltraggiare gratuitamente una donna che è la terza carica dello Stato, offende solo colui che pronuncia tali squallidi insulti.  La differente levatura etica e culturale non può consentire paragoni di sorta fra la Presidente Boldrini e l’eroe dei nibelunghi, dai lucidi elmi ornati da stupende corna, di cui sovente si fregiano anche i suoi Padani veri e puri. 

I 5S stelle dicono di non volerne sapere della Lega ed altrettanto dicono i Padani dei 5S. Il ballottaggio ha detto cose diverse, visto che le due formazioni si sono scambiate i suffragi, votando compatti per i rispettivi candidati.  I due capi partito, “more solito”, ci propineranno le loro imbevibili fesserie, assimilabili solo dai loro sostenitori, per via di una lenta assuefazione acquisita nel corso della militanza.  

Ma gli inciuci li fanno tutti sia a destra che a sinistra. Loro non sono esenti da tali manfrine, lo hanno dimostrato al ballottaggio, non c’è possibilità di essere fraintesi, né margine per infinocchiarci.

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