La velocità e la politica.

Pietro Giannini 10/07/2016


L’epoca molto veloce nella quale oggi viviamo o vegetiamo non ha pause. I minuti passano veloci e si accavallano gli uni agli altri in maniera irresistibilmente svelta. I cambiamenti sono talmente rapidi che spesso non ce ne accorgiamo nemmeno.
Tutto è velocizzato da Internet, dai media e dai mezzi oggi in uso tanto da rendere parecchio complicato restare aggiornati o al corrente di tutti i repentini cambiamenti che si verificano nel mondo.

Se a questo si aggiunge la facilità con la quale molti illustri personaggi - governanti, politici, amministratori – cambiano idea, allora rimanere sincronizzati con la realtà diventa pressoché impossibile.

La cosa che colpisce è la motivazione: <la ricerca dell’obiettività>. Raffrontando la motivazione che distingue il filosofo dal politico, si intuisce la differenza che separa le due categorie.  Mentre quella filosofica è votata al sapere ed alla ricerca di soluzioni sempre migliori nell’esclusivo interesse della scienza e del sapere che possa portare ad una esistenza più consapevole, ragionata e lucida, quella del politico ha una ragione materiale, pragmatica, strumentale e finalizzata a detenere il potere.

Non essendo filosofi non ci inoltreremo in argomenti che presuppongono competenze che non abbiamo. Tuttavia, vivendo in questa società estremamente dinamica e ricevendo molte informazioni sulla politica nostrana, qualche considerazione sulla politica ci può essere consentita.

Le ragioni che spingono il politico a rapidi cambi d’idea sono estremamente poco raffinate e mirate per lo più ad una taratura della propria posizione politica in ambito nazionale, locale ecc. Il valore etico di tale cambiamento non interessa più di tanto perché è più importante mantenere la “posizione”, non cedere il potere o parte di esso, quando lo si è raggiunto.

L’utilità di simili diffusi espedienti, può sfuggire a qualcuno ma non a tutti. Il fatto è che i cambiamenti repentini, dopo un certo numero, diventano inquietanti per i cittadini che votano un politico di sinistra o di destra e se lo ritrovano felicemente ricollocato da tutt’altra parte.

 Non sapere più per chi si vota o perché si vota, induce molte persone a non andare più a votare. L’astensionismo è figlio di questa mania migratoria, oltre che della corruzione che impera fra i potenti vogliosi di arraffare quanto più possibile prima che finisca la pacchia. Ma anche la migrazione è corruzione, meno appariscente, perché nascosta sotto le mentite spoglie dell’accordo di governo. Niente di più vergognosamente falso, fuorviante, e moralmente riprovevole. 

La politica oggi viaggia veloce adeguandosi alla nostra epoca. In tale corsa al potere ha perduto la consapevolezza che la fiducia dei cittadini, una volta persa, non si riconquista facilmente.

I partiti o i movimenti che hanno fatto del populismo la loro bandiera lo hanno capito e si sono regolati di conseguenza.

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