Le quattro giornate di Napoli.
C’è chi le vuol dimenticare.
Pietro Giannini 13/09/2016
È di questi giorni la notizia, che si legge su alcuni giornali campani, che presso un liceo di Napoli la dirigente scolastica avrebbe vietato la commemorazione delle “quattro giornate di Napoli”.È opportuno a mio parere ricordare quei fatti. Come tutti noi sappiamo, vuoi per aver studiato ed approfondito l’argomento sui banchi di scuola, vuoi per cultura personale, quelle quattro giornate costituirono, e costituiscono ancora, una delle pagine più eroiche e commoventi della resistenza al Nazifascismo.Dal 1940 al 1943 Napoli fu costretta a subire una serie di bombardamenti pesantissimi che costarono alla città moltissimi morti. La situazione era così insopportabile che molti civili cominciarono a parlare di ribellione alle forze tedesche che controllavano la città con mano di ferro e incredibile ferocia.
Fu
così che il 9-10-11 e 12 settembre 1943 si ebbero, in diversi posti della città,
i primi scontri a fuoco con i tedeschi che non sempre riuscirono a prevalere
sulla forza della disperazione dei napoletani.
I napoletani incendiavano di tutto per separare e confondere le truppe tedesche.
La violenta reazione tedesca non si fece attendere ed il colonnello Scholl, che nel frattempo aveva preso il comando delle operazioni, emanò immediatamente un durissimo proclama con il quale ordinava a tutti napoletani di consegnare le armi in loro possesso. I trasgressori sarebbero stati immediatamente passati per le armi. Però altri atti di rappresaglia avevano già insanguinato le strade di Napoli, mentre cresceva a dismisura la rabbia contro l’oppressore germanico per i numerosi saccheggi e soprattutto per i rastrellamenti.

Foto Alamy – Rastrellamento
Molti napoletani cominciarono a cercare armi per combattere ed in breve tempo parecchi di loro riuscirono a reperire fucili e munizioni. Ma una nuova porcheria del colonnello Scholl esasperò ancora di più gli animi già duramente esacerbati dei partenopei. Infatti l’ennesima misura repressiva adottata da costui prevedeva lo sgombero immediato di tutta la fascia di abitazioni antistante il porto di Napoli con la probabile l’intenzione di distruggerlo. In quella zona abitavano circa 250.00 persone che furono costrette all’esodo.

La violenta reazione tedesca non si fece attendere ed il colonnello Scholl, che nel frattempo aveva preso il comando delle operazioni, emanò immediatamente un durissimo proclama con il quale ordinava a tutti napoletani di consegnare le armi in loro possesso. I trasgressori sarebbero stati immediatamente passati per le armi. Però altri atti di rappresaglia avevano già insanguinato le strade di Napoli, mentre cresceva a dismisura la rabbia contro l’oppressore germanico per i numerosi saccheggi e soprattutto per i rastrellamenti.

Foto Alamy – Rastrellamento
Molti napoletani cominciarono a cercare armi per combattere ed in breve tempo parecchi di loro riuscirono a reperire fucili e munizioni. Ma una nuova porcheria del colonnello Scholl esasperò ancora di più gli animi già duramente esacerbati dei partenopei. Infatti l’ennesima misura repressiva adottata da costui prevedeva lo sgombero immediato di tutta la fascia di abitazioni antistante il porto di Napoli con la probabile l’intenzione di distruggerlo. In quella zona abitavano circa 250.00 persone che furono costrette all’esodo.

Foto
Alamy – L’ Esodo degli abitanti della zona del Porto.
Quasi
contemporaneamente, un manifesto del prefetto ordinava la chiamata al servizio di
lavoro obbligatorio per tutti i maschi di età compresa fra i diciotto e i
trentatré anni, in pratica una deportazione forzata nei campi di lavoro
in Germania.
I
tedeschi non ottennero però il risultato sperato perché alla chiamata risposero
soltanto pochissimi napoletani rispetto ai trentamila che rispondevano alla
fascia d’età del bando. Schöll decise, allora di inviare ronde militari per la
città per i rastrellamenti e la fucilazione immediata degli inadempienti.
A
quel punto l'insurrezione popolare era inevitabile, i cittadini furono chiamati
a scegliere tra la loro sopravvivenza e la morte o la deportazione forzata
in Germania
e, non avendo altro da perdere, scesero in strada a combattere.
Ormai, spontaneamente in ogni punto della
città, persone di ogni ceto sociale imbracciavano le armi. Agli insorti si
unirono ben presto anche molti dei soldati italiani che solo pochi giorni prima
si erano dovuti dare alla macchia per non essere fucilati come disertori.
Già dal 26 settembre una folla disarmata e urlante si scatenò contro i rastrellamenti tedeschi, liberando i giovani destinati alla deportazione.
Già dal 26 settembre una folla disarmata e urlante si scatenò contro i rastrellamenti tedeschi, liberando i giovani destinati alla deportazione.
Gli ultimi giorni di Settembre furono quelli della liberazione di Napoli. Gli scontri con i tedeschi furono durissimi in tutta la citta e durarono quattro lunghi giorni, nei quali gli episodi di eroica resistenza dei napoletani fecero da contraltare alla barbara ferocia nazista.

Nanny Loy: Le quattro giornate di Napoli – Gli scugnizzi che scrissero una pagina memorabile di coraggio e di eroismo durante la liberazione della città.
I
napoletani sopperirono con la loro eroica determinazione alla sovrabbondante
potenza di uomini e mezzi dei tedeschi che alla fine dovettero abbandonare il
terreno lasciando, sullo stesso, moltissimi giovani tedeschi morti per il
barbaro sogno di un folle psicopatico. Furono giorni feroci ma in essi si
specchia lo spirito di libertà e di eroismo di un popolo mai sottomesso.
Leggendo i molti testi pubblicati su quelle infauste giornate, emerge la rabbia degli adulti ma anche e soprattutto la determinazione ed il grande carattere degli “scugnizzi” di Napoli molti dei quali diedero la loro vita combattendo con grande coraggio per le strade della loro città, anche con i sassi. Furono loro a dare la forza agli adulti ed a servire da stimolo per liberare la città. A loro sono dedicati molte lapidi e molte iscrizioni commemorative di quei fatti, ad imperitura memoria dei posteri.
C’è però una dirigente scolastica che, ritenendo di essere originale, ha dato ordine di non commemorare quei fatti. Costei dovrebbe lasciare subito la scuola e andare a lavorare nei campi. Non ci sono al momento giustificazioni per un decisione talmente scriteriata e folle, che non ha motivazioni logiche, se non quelle politiche. Tale dissennata decisione potrebbe essere la conseguenza del fatto che quella scuola (il liceo Jacopo Sannazzaro) fu, durante quelle cruente e sanguinose giornate, la sede del comando partigiano ed il luogo simbolo di tutta l’insurrezione.
Poche
storie e diciamocela giusta: non solo in Italia ma in tutta Europa c’è un
revanscismo fascista pericoloso e nefando che sta deteriorando gli animi dei
giovani e la coscienza civile di tutti.
Nel nostro Paese esso è stato prima tollerato poi autorizzato da un finto governo di sinistra strabico che guarda a destra. I numerosi circoli di ispirazione nazi-fascista sorti a Roma negli ultimi anni sotto l’impero di Alemanno I° (Gianni), e speriamo ultimo, sono il frutto di una sorta di compromesso che in romanesco suonerebbe così: “daje, ma lassa perde, volemose bbene”
Nel nostro Paese esso è stato prima tollerato poi autorizzato da un finto governo di sinistra strabico che guarda a destra. I numerosi circoli di ispirazione nazi-fascista sorti a Roma negli ultimi anni sotto l’impero di Alemanno I° (Gianni), e speriamo ultimo, sono il frutto di una sorta di compromesso che in romanesco suonerebbe così: “daje, ma lassa perde, volemose bbene”
Noi
che soffriamo di rigurgito antifascista congenito, non possiamo tollerare che
il governo attuale consenta che si continui a perpetrare un crimine che anche
la nostra Costituzione esecra.
Infatti,
la XII^ disposizione finale della nostra Carta, vieta la riorganizzazione
del partito fascista. È stata inserita
tra le disposizioni
finali della Costituzione
e non ha natura transitoria (la sua efficacia cioè non è solo
temporanea, a differenza di altre norme previste sotto lo stesso titolo). Per
questo motivo è più corretto parlare di “disposizione finale”.
Ma
qualsiasi cosa facciano, sia questo governo che quelli a venire, noi
ricorderemo sempre quei ragazzi morti per darci quella libertà che stiamo
buttando alle ortiche.
N.B.
Le parti storiche sono state desunte da diversi testi
trattanti l’argomento. Da qualche parte bisogna imparare.
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vietata
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