Scuola fra Nord e Sud: il comune senso del 

malessere.


Pietro Giannini 16/08/2016


Si scrive molto, in questi caldi giorni ferragostani, di esami di diploma e delle differenti valutazioni degli esaminandi, esistenti far Nord e Sud d’Italia. Le commissioni esaminatrici al Sud, segnatamente in Puglia, Calabria Campania e Sicilia sarebbero, meglio dire ‘sono’, di manica più larga che in altre parti del Paese.

I fatti dicono che è così: i 100 e lode in quelle quattro regioni sono veramente abbondanti: più del doppio rispetto a tutte le altre regioni, specie quelle del Nord-Est. Si stanno consumando fiumi d’inchiostro per cercare giustificazioni fra le più assurde per spiegare il fenomeno.

Fra queste, la più attendibile sembra essere quella del rettore dell’Università di Catania Pignataro che conferma il numero di ben 500 diplomati con 100 e lode in Sicilia, quasi il doppio dei diplomati di Piemonte e Veneto messi insieme.Aggiunge il Rettore: «il motivo di questo andazzo è dovuto al fatto che nelle scuole del Sud si tiene conto del “contesto” e che spesso, per evitare una dispersione scolastica massiccia di studenti, si abbassano gli standard di valutazione e, a ricasco, chi va meglio ottiene valutazioni superlative».
 

Aggiunge poi che «tale stato di cose si ripercuote pesantemente sull’Università dove arrivano studenti gravemente carenti in Italiano ed in matematica, a tal punto che è necessario far loro frequentare idonei corsi di recupero, per colmare queste gravi lacune». 
Soggiunge il prof. Pignataro che, «quelli più bravi fra loro e che hanno una adeguata preparazione, preferiscono andare a studiare nelle università del Nord». Non meraviglia più di tanto questa conclusione del Rettore dell’Università catanese, basta guardare il numero degli iscritti nelle università del nord rispetto ai diplomati dello stesso territorio.

Il differente criterio di valutazione ha però suscitato l’apprensione, che in alcuni casi si è trasformata in ira, dei Governatori delle regioni del Nord che hanno definito questa situazione come una “emergenza” vera e propria, sollecitando in maniera decisa la Ministra Giannini a rivedere i criteri di valutazione fra Nord e Sud, per non penalizzare gli studenti del Nord che frequentano scuole obiettivamente migliori, laddove ricevono complessivamente una preparazione di grado nettamente superiore.

Non a caso il Trentino è stato designato come la Regione con le scuole migliori e con la migliore Università d’Italia. I voti ottenuti infatti pesano nella valutazione complessiva di accesso all’università e ciò pone in netto svantaggio gli studenti del Nord.

Peraltro il risultato dei Test Invalsi hanno capovolto le statistiche e vedono i ragazzi del nord prevalere di gran lunga su quelli del Sud. C’è evidentemente qualcosa che non funziona e deve essere corretta. Siamo nel 2016 e non è possibile che non si sia trovato un criterio di valutazione omogeneo fra tutte le regioni italiane e che venga lasciato, alle singole commissioni esaminatrici, il compito di stabilire un criterio di valutazione che, per tal motivo, diventa disomogeneo ed arbitrario.

La prima riflessione su tutto ciò dovrebbero farla quegli insegnanti che hanno trasformato la loro professione in un mestiere, non preoccupandosi minimamente di restare al passo con le nuove tecniche d’insegnamento, aggiornandosi e curando il loro arricchimento culturale ritenendo, del tutto erroneamente, che la scuola così com’è non meriti di più.  

Qui entra in gioco l’assenteismo cronico di uno Stato che ha le sue gravissime colpe, lasciando incancrenire una situazione che andava presa di petto moltissimi anni prima, consentendo che molti precari restassero tali a vita, non dando loro una prospettiva di futuro, né una continuità pedagogica elementare agli studenti.

Tutto questo marasma ha creato, in molti genitori, aspettative che non avevano nessun fondamento. Pur tuttavia essi hanno preteso e pretendono dalla scuola tutto quel che essi non sono capaci di dare ai propri figli: educazione, cultura, senso civico e di appartenenza.Le conseguenze sono ben visibili scorrendo le cronache dei quotidiani locali e nazionali.

Non sarà facile trovare un sistema di giudizio coerente fra Nord e Sud. Non solo per la differente preparazione dei docenti, ma anche per la differente maniera di interpretare il significato della Scuola come centro di formazione educativa, culturale e sociale.

Il compito più arduo da superare è relativo a quel “tenere conto del contesto” di cui parlava il rettore dell’Università Etnea: Questa frase non è buttata lì a caso. 

Essa cela il malessere di cui sono vittime i membri di molte commissioni esaminatrici che, nel Sud, subiscono pressioni esterne notevoli, spesso provenienti dalla politica marcia, ma spesso anche da parte di altri squallidi personaggi che sono soliti ottenere ciò che vogliono in tutti i modi.   Riproduzione vietata


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