Sul ponte sventola
bandiera bianca.
Pietro
Giannini 06/09/2016
Non si parla d’altro in questi ultimi
giorni d’estate, se non della scoperta dell’acqua calda. Infatti qualche adepto
al M5S ha preso cognizione del fatto che le bugie, avendo le gambe corte, prima
o poi vengono raggiunte dalla verità e ne vengono sopraffatte.
La Raggi si è infognata in una serie di
errori politici mai visti, anche per colpe certamente non solo sue, ma anche di
quel direttorio, voluto dal comico genovese, il quale, per continuare a fare il
comico, suo malgrado, si è inventato questa sorta di piccolo centro di potere
costituito dai magnifici 5 con la pistola sempre fumante in mano.
Costoro (Di Battista, Di Maio, Fico,
Ruocco, Sibilia) si sono infatti assunto l’onere di governare la Città di Roma al
posto della illustre e sconosciuta Raggi. Quest’ultima, anche se sprovveduta, non è però di primo pelo, avendo già conoscenze “illustri”, dal punto di vista penale,
del calibro di Previti. Cosa c’entra? C’entra e se aveste seguito la vicenda
dall’inizio sapreste perché c‘entra. E difatti le conseguenze sono sotto gli
occhi di tutti.
La più eclatante di queste conseguenze
è che a Roma non c'è ancora un governo della Città dopo 80 giorni dall'elezione
della nuova sindaca.
La crisi politica che sta attraversando
il partito dei 5S (non lo chiamerò più movimento perché non lo è, visto che i
magistrati di Napoli hanno scritto che nonostante il "non statuto",
ogni associazione che si articola sul territorio per concorrere a determinare
la politica nazionale si può definire "partito" ai sensi
dell'articolo 49 della Costituzione), è figlia della mancanza di trasparenza
che è stata, invece, il loro cavallo di battaglia con la quale si sono riempiti
la bocca in tutti i comizi da tre anni a questa parte, anche sul loro
pseudo-blog.
La vicenda è nota e riguarda il
fascicolo, aperto dalla Procura di Roma a carico di Paola Muraro, fin da Aprile
dell’anno in corso, e del quale essa stessa, aveva dato notizia alla neo-sindaca
nel mese di Luglio.
La Raggi dice di aver informato alcuni membri
del succitato direttorio che, invece, negano questa circostanza. Si tratta del
vecchio buon scaricabarile che tutti conosciamo benissimo perché praticato dai
politici d’accatto di casa nostra. Ed a quanto pare anche dagli ultimi
arrivati…
Ma Grillo non ne parla, anzi nel suo
blog di oggi non si trova una parola su questi fatti importanti che toccano la
sfera di credibilità che i 5S hanno presso i propri seguaci.
La trasparenza non appare perché non c’è. Per
Pizzarotti, a Parma, fecero fuoco e fiamme. Tanto che questi, proprio oggi,
chiede che tutto il direttorio si dimetta. Ma il direttorio non si dimetterà
perché scaricherà le colpe su altri.
Grillo aveva dettato il suo
comandamento “Urbi te orbi” <In nome della trasparenza, avviso di garanzia
uguale dimissioni>. Infatti, l’abbiamo visto in questi giorni laddove il
verboso comico pluri-pregiudicato, ha cambiato indirizzo: Da “Via del
Giustizialismo” si è trasferito in “Via della Sospensione del Giudizio”.
Ed il gioco continua, fra vecchio e
nuovo, le diversità si mescolano e non appaiono più come tali, diventano un impasto
omogeneo, nel quale i vari ingredienti diventano indistinguibili, ma tutti
concorrono a raggiungere lo scopo di fare una bella torta di cui tutti
prenderanno un pezzo.
La somiglianza strutturale con gli
altri partiti è figlia della mitomania demagogica che avvolge i pentastellati,
che hanno ampiamente dimostrato di non avere né limiti né faccia tosta. Loro sono
i più bravi, i più belli, i più fighi. Beati loro.
Noi, meno favoriti dalla fortuna, ci
sforziamo di ricordare quali siano le battaglie proposte e vinte in Parlamentò
da costoro. Ma non ce ne viene nessuna in mente.
Ci vengono alla memoria, invece, le
esecrabili e meschine figure in cui sono incappati, questi baldi e sprovveduti
giovinastri, nei comuni in cui avevano vinto le elezioni. E non ci viene in
mente un comune soltanto, ma molti di più di uno: Da Parma a Livorno, Comacchio,
Gela, Quarto, Pomezia, Bagheria, Ragusa, Porto Torres, ecc.ecc. Una serie
abnorme di insuccessi, legati all’inesperienza, al pressappochismo con cui si
affrontano faccende difficili.
In sostanza, anziché adottare il metodo
del “fai quello che sai fare e quello che non sai fare, fallo fare a chi lo sa
fare, intanto impara come si fa”, hanno preferito adottare il sistema del “se
una cosa la fa un cretino del PD o di Forza Italia, la posso fare anch’io”.
Ma non è così perché la storia insegna che ci
sono cretini e cretini. È una cosetta semplice ma la presunzione del fare senza
sapere è tipica dei populisti e dei qualunquisti.
E
intanto Roma aspetta; ma c’è poco da aspettare, il tempo stringe, la gente è stanca,
sul ponte (Milvio) sventola bandiera bianca.
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