Fascisti di sinistra.

Pietro Giannini 03-04-2017



Gli ultimi sondaggi danno i 5S in testa con parecchi punti percentuali sul PD, attestando di fatto l’avvenuto sorpasso ai danni del Partito Democratico. Una cosa che era già nell'aria da molto tempo, specialmente dopo le assurde vicende che hanno distrutto un partito che in Europa aveva raggiunto il 42% delle preferenze nel Paese.

Il danno ormai è fatto e non sembra, almeno nelle attuali condizioni, rimediabile.

Dalla carica dei 101 in poi, è stato tutto un precipitare di eventi gestiti con assoluta disprezzo per il Paese e per le sue necessità, peraltro tutte gravi ed urgenti, correlati ad una serie di atti di inusitata violenza politica fratricida.

L’ebbrezza del potere, molto avvertita in parecchi attori di questo dramma Kafkiano, li ha indotti a trascurare la natura del loro impegno politico per perseguire con inaudita scelleratezza i loro sogni di gloria, aprendo un conflitto distruttivo ed iconoclasta, ad esclusivo danno del paese.

Gli scissionisti, parte dei quali è composta da quegli anonimi inafferrabili 101, hanno dato vita ad altre formazioni politiche o pseudo tali, motivando la loro scelta con la necessità inderogabile di contrastare Renzi ed il suo modo di gestire il partito.

Ma agli occhi attenti di chi segue i fatti della politica, una cosa del genere appare subito del tutto errata e falsa. Renzi non ha mai potuto gestire un partito unito in quanto i famosi 101, o 120 come dicono i più attenti ed informati commentatori, esistevano da tempo ed avevano già procurato danni d’immagine non irrilevanti al PD, fin dal 2013.

Non diciamo che Renzi sia esente da colpe. Non lo è. In effetti non ha saputo ricucire lo strappo già esistente, forse per una sottovalutazione del problema, dovuta ad una certa sicumera originata dal suo prestigio personale. Un’offesa al buon senso e un deficit d’intelligenza politica. Ma certo che l’origine della dissidenza non può essere attribuita a cause astruse ed inesistenti.

La violenza politica dei ribelli nasce dall'invidia e dalla vendetta. Invidia per un favore popolare largo e tutt'altro che scontato, vendetta perché la necessità di sostituire i vertici del partito, voluta da Renzi avrebbe necessariamente coinvolto vecchi marpioni, abbarbicati ad un esausto potere, e nuovi delfini abbarbicati a facili poltrone.

Il tutto, condito da una certa sfrontatezza, tutta Renziana, di gestire la Casa Comune, ha generato una spinta secessionista paventatile quanto sciagurata.

Ora che la forza del PD si è trasformata in una splendida percorribilissima strada per un’affermazione dei 5S, tutti sono più sereni perché almeno la sinistra in Italia sarà esautorata dal governo del Paese e tale incombenza toccherà ad altri.

Le partite come questa, giocate spesso in assenza di regole, costituiscono l’antipolitica per eccellenza, poiché non sono mirate a gestire lo stato ma i propri interessi personali. La disinvoltura con cui Bersani, appena uscito dal PD, ha fatto intendere che è stato necessario un scambio di vedute con i 5S, esprime chiaramente l’idea che, per andare al potere, si può anche tradire la propria ideologia, se mai ne avessero avuta una, per arrampicarsi sul carro del probabile vincitore, in tempo utile. Ma il trasformismo è sempre un rischio perché lascia un’immagine sporca, specie su chi è abituato a smacchiare giaguari o su chi si nutre principalmente di ‘leader’ di sinistra.

Si dice che al peggio non c’è mai fine. Il futuro potrebbe riservarci certamente amare sorprese se dovessero arrivassero al governo anche i fascisti di sinistra.

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