FRAMMENTI: La politica a pezzi
di Pietro Giannini 30-01-2017
Passata l’euforia del referendum, l’interesse dei nostri politici, di destra e di sinistra (questi ultimi molto meno euforici), si è rivolto verso l’attesa sentenza della Consulta sull’’Italicum’. Arrivata la sentenza, peraltro ampiamente scontata, l’attenzione di tutti si è spostata sulla data in cui bisognerà andare alle urne. Ovviamente fra tutte le undici maggiori coalizioni o partiti del nostro Parlamento regna il caos. Non solo sulla data del voto, ma anche sulle possibili alleanze e sui c.d. listoni, cioè quell’unione di diversi partiti che si presenteranno o meno sotto un unico simbolo. Se si vuol evitare che nessuno arrivi al 40% bisognerà allearsi con qualcuno…Ma qui cascano i somari…
La discussione si è fatta particolarmente interessante poiché invece di allearsi, i partiti si stanno facendo a pezzi, letteralmente.
La sinistra vive al suo interno uno dei suoi soliti “redde rationem”. Quattro rifondazioni e quattro simboli diversi dal 1989 ad oggi. Tutto ebbe inizio con Achille Occhetto che il 12 novembre 1989 a Bologna - tre giorni dopo la caduta del muro di Berlino - , in una riunione di ex partigiani e di militanti, annunciò "grandi cambiamenti" nel partito. In quella riunione, egli propose l’apertura di nuovo corso politico che preludeva al superamento del PCI e alla nascita di un nuovo partito della sinistra italiana.
Tale risoluzione presa in assoluta autonomia e con inusuale decisionismo, non fu accolta con entusiasmo ed occorsero due anni perché la proposta del segretario avesse uno sbocco.
Non dovendo tracciare una storia del PC dal 1921 ai giorni nostri, dico solo che dopo Occhetto fu un susseguirsi di scissioni e di “Rifondazioni” che provocarono un brutto crollo del numero di tesserati che passarono dai 2.340.000 del 1954 ai 385.000 dei nostri giorni. Una vera “débâcle”.
Oggi la situazione all’interno del Partito è piuttosto tesa per via delle numerose micro correnti che si sono formate in questi anni della segreteria Renzi. Sembrano una decina ognuna con un capetto: “Primavera democratica”, “Giovani Turchi”, “I Cattolici”, “Areadem”, “Neo-Cuperliani”, il gruppo di Bersani e Speranza, “Possibile” di Pippo Civati, ed il neonato “Sono Russiano”. Come si vede la confusione è tale che tutti, ogni sera, sono costretti a guardarsi in TV la loro bella puntata di “Un posto al sole”; così, tanto per capirci qualcosa…
Ma se Atene piange, Sparta non ride.
La destra italiana, dopo lo scivolone del Cavaliere sulle bucce di banane che elargiva abbondantemente alla fine delle sue cene eleganti, si è ritrovata senza un leader in grado di coagulare le diverse forze in campo. E così tutti quelli che sembravano senza voce hanno cominciato a parlare. Adesso è tutto un immenso vociare nel quale ognuno pretende di essere il nuovo condottiero dell’Italica destra, a maggior gloria dei posteri. Ma Bossi e Berlusconi hanno lasciato il vuoto politico dietro di loro e nessun testamento.
Così anche a destra sono nate una miriade di piccole destre tutte uguali fra loro e senza segni particolari che servano a distinguere le une dalle altre.
Proprio oggi Gianni Alemanno e Francesco Storace hanno presentato ufficialmente un nuovo partito che nasce dalla fusione dei loro due, ormai ex, partiti. Una sorta di Polo sovranista che sarà battezzato a metà Febbraio.
Ci stanno dentro, ovviamente, la Meloni e Salvini con i loro rispettivi partiti, ci sono poi “I popolari per l’Italia” ed il nuovo Gruppo “Idea” di Quagliariello, e Forza Italia, che sembra stare ancora destra ma essendo malfermo sulle gambe, ondeggia un poco, d'altronde ha 80 anni. Ma non è finita. C’è ancora il GAL di Giulio Tremonti, e c’è Raffaele Fitto ed il suo gruppo di conservatori e riformisti (quando le parole non significano nulla) dal nome Direzione Italia. E ‘dulcis in fundo’ Denis Verdini e la sua ALA dei trombati, (da Renzi a cui però Verdini potrebbe tornare utile). Di questa serie di partiti e movimenti fanno parte anche ‘CasaPound e Forza Nuova (senza commenti) ’.
Tutti però stanno giocando una pericolosa partita nella quale, andando di questo passo, potrebbero favorire la vittoria di un outsider, estremamente difficile da controllare perché inetto ed impreparato.
D'altronde la frammentarietà di destra e sinistra non lascia speranze sul fatto che accordi, fra tali molteplici realtà, non siano facilmente realizzabili. Non sono gruppi nati dall'esigenza di creare qualcosa di utile per il paese o per gli Italiani e quindi non hanno obiettivi comuni. Sono gruppi nati per l’esigenza meschina e volgare di avere un posto al sole, dove si possa essere illuminati dalla luce dell’ipocrisia e del populismo e dove tutti possano credere di essere qualcuno sapendo di essere nessuno.
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