I manichini
di Roma.
Pietro
Giannini 07-05-2017
I manichini trovati impiccati a Roma davanti al Colosseo sono l’ennesima dimostrazione che l’Italia è realmente il Paese dei nuovi barbari dove tutto è lecito. Su Repubblica.it di ieri Mauro Favale afferma che quella macabra scena, minacciosa nei confronti della Roma, reca l’impronta dei “tifosi laziali”.
Non c'è legge che tenga né civiltà che basti. Dove i fascisti imperano, liberi di muoversi come credono, di fare quello che vogliono, non ci può più essere libertà. I c.d. "tifosi" laziali per la maggior parte sono tutti di destra. Questo ormai è noto a tutti anche se ipocritamente qualcuno dice che non gli risulta. Fandonie. Basta seguire le partite della Lazio e ci si rende conto di come vanno le cose. La tolleranza delle istituzioni contro queste organizzazioni paramilitari eversive, xenofobe e reazionarie è ormai consolidata anch'essa. In uno stato serio ciò non sarebbe mai successo. Questo caos romano è nella responsabilità di Alemanno che ha consentito, nel periodo del suo mandato, che nella capitale si aprissero una miriade di questi circoli nazifascisti. La Lazio, come società sportiva non merita questo e la bella squadra che ha messo insieme Inzaghi, men che meno. La severità contro costoro non può limitarsi a tirate d'orecchie perché "si voleva scherzare".
Nascono in questi circoli le organizzazioni paramilitari che infestano gli stadi, che s’infiltrano nelle manifestazioni di qualsiasi tipo per creare disordini, picchiare, fare danni alle cose ed alle persone in nome dell’odio bieco, sordo, immotivato che li pervade, li domina e li rende rabbiosi messaggeri della loro infame ideologia.
Anche i ragazzini di Monopoli “volevano fare una scherzo” ed hanno ammazzato vigliaccamente un anziano di 77 anni mentre, l’amico che era con lui, è rimasto gravemente ferito. Li hanno spinti dalla strada sulla sottostante scogliera frangiflutti. Si respira violenza a pieni polmoni dappertutto.
I “femminicidi” sono ormai all’ordine del giorno. L’aggressività efferata sulle donne ha raggiunto l’insostenibilità. Non servono pene più severe, quelle ci sono; servono esempi diversi. In paese dove tutti rubano, mentono, parlano male di tutti, offendono insultano e via enumerando nefandezze di questo tipo, ai nostri figli insegniamo solo che tutto è lecito in Italia perché la giustizia non punisce; quando lo fa è in maniera blanda, con gli arresti domiciliari, l’obbligo di firma ecc.
Ma l’esempio più forte e più pregnante viene dalla nostra politica.
Il decadimento etico coinvolge tutti, nel bene o nel male, ed i nostri deputati sono fra i primi responsabili di tale degrado morale. Il nostro parlamento è ormai scaduto a bottega di vinaio, quasi una bettola squallida e maleodorante. Sentendo parlare molti dei nostri parlamentari si ha la sensazione di entrare non in luogo aulico, istituzionale, ma, piuttosto, in un locale malfamato, quasi da suburra, un letamaio puteolente di corruttela e malaffare. È di due giorni fa la notizia che nei gabinetti di Monte Citorio (non quelli istituzionali di ministri ecc. ma proprio nei cessi) sono state trovate tracce di Cocaina. Ecco perché durante le sedute sono così su di giri e non capiscono quello che dicono. E la gente sta a guardare inebetita, avvilita e narcotizzata dell’intemperia di chiacchiere, discorsi fasulli, sciocchezze sesquipedali, volgarità, e quant’altro possa partorire la mente infeconda ma abbondantemente scurrile e drogata (a questo punto) di un’accozzaglia di arroganti personaggi impegnati a fare un mestiere più grande di loro.
In un periodo così triste per la nostra Democrazia e per la nostra storia, l’ultima lezione che i politicanti d’accatto dovrebbero risparmiare ai propri concittadini è quella sulla sincerità, sull’onestà e sul corretto modo di operare in Politica.
Il fatto è che tutti, in maniera diversa, siamo stati traditi già da molti anni dalla politica tradizionale e dai suoi rappresentanti; il patto che legava i cittadini a questi ultimi è stato stravolto dalla lotta per il potere e per il denaro, formidabili mezzi per alimentare la corruzione. Il fetido odore della depravazione avvolge l’aria e la rende irrespirabile.
È una questione di cultura, laddove per cultura si intende quel coacervo di cognizioni intellettuali che si acquisiscono attraverso lo studio, si fondono con l’esperienza e si rielaborano attraverso il ripensamento personale e profondo, in modo tale da convertire le nozioni da semplice erudizione, in elemento costitutivo della propria personalità morale, della propria spiritualità, del proprio gusto estetico.
Basterebbe un minimo, però, per essere in grado di riconoscere la demagogia, il populismo, il qualunquismo che condiscono i discorsi di oratori sempre più disposti alla menzogna, all'invettiva, alla calunnia pur di avere un voto in più. Il solo fatto di essere stati eletti non basta a trasformare un ignorante in una persona capace di guidare una piccola comunità, una città o anche un triciclo a pedali.
Ci vuole ben altro. Ci vogliono caratteristiche che molti neo-eletti spesso non hanno e non avranno mai fino a che non capiranno che governare un paese, una città o qualcosa di più importante, è una cosa molto seria e complessa perché si deve essere in possesso di valori etici, morali, sociali, umani a loro assolutamente sconosciuti.
Così la sovranità non appartiene più al popolo ma ai ladri che riempiono le piazze di chiacchiere, novelli istrioni di una politica da baraccone.
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