L'apatia e l’indifferenza.
Pietro Giannini 08-06-2017


La peculiarità principale, che caratterizza noi Italiani, è la capacità di assuefarsi abbastanza in fretta alle situazioni.

Da un po’ di tempo non si sentono più dibattiti politici fra la gente, se non nei talk televisivi, dove molti eruditi faccendieri della politica, azzeccagarbugli, venditori di auto usate, lavandaie (absit iniuria verbis), si sparlano addosso non dicendoci mai niente di nuovo, mostrandoci però solo la loro voglia compulsiva di mettersi in mostra per prossime eventuali occasioni elettorali.

E siccome qui si vota molto spesso, queste cose succedono tutti i giorni. Moltissimi programmi vengono creati ad arte per stimolare le presenze in video di personaggi tipici, protagonisti di un presenzialismo spinto e frustro.

Chiacchiere su chiacchiere sempre, di sera e di mattina, prima e dopo ogni pasto.

“Ora succede che quando la gente non sente più parlare di un argomento si incuriosisce, si chiede come sia andata a finire quella tal cosa, si fa domande sul perché e sul percome, così a poco a poco la curiosità monta e presto tutti ne parlano al bar, al circolo, dal barbiere, dal fruttivendolo, tutti vogliono sapere. Se viceversa, di una cosa se ne parla tanto, allora si ha l’effetto contrario, finisce che la gente si rompe le scatole di quella cosa e non vuole più sentirne parlare”. Ce lo ha raccontato Cammilleri ed è sacrosanto. Così quella cosa cade nel dimenticatoio e viene sotterrata nella mente di tutti. Ma non proprio di tutti.

Ciò non è occasionale. È il frutto di manipolazione delle menti, che i politici praticano molto. Tutti, non solo i nostri. Si cade nell'apatia, nell'indifferenza che sono, per loro natura, contagiose e letali.

L’apatia porta ad una specie di crollo verticale delle emozioni, una sorta di inerzia mentale pericolosa.

L’indifferenza è legata all'apatia, essa - come l’ha descritta benissimo Moravia nel suo primo romanzo: ‘Gli indifferenti’ - è una degradazione dell’essere umano che rifiuta persino di continuare a vivere. Una passività esistenziale.

Chi ha letto quel libro si renderà conto che, fatte le debite proporzioni, l’indifferenza della gran massa degli Italiani è deleteria per tutto il Paese. Mancando gli stimoli, la voglia si esaurisce e ci si abbandona ad una sorta di insoddisfazione che è la causa dell’alta percentuale di cittadini che non vanno più a votare, ed ai quali non frega più niente delle sorti dell’Italia.

È sbagliato, certo, ma è il sintomo di come è stata gestita lo Stato fino ad ora. Interessi privati, mazzette, corruzione, scandali sia in politica che nella Chiesa. Allora, in chi si può riporre fiducia? Alle viste c’è gente nuova che aspira a farci vedere, ed ha fretta di farlo, di che pasta sono fatti. Però la scatoletta di tonno che dovevano aprire è rimasta ben chiusa. Costoro finora hanno solo dimostrato di non essere pronti all’arduo compito. Molta inesperienza, tanta tracotante superbia non suffragata da adeguate competenze e cultura, ne fanno una sorta di orda barbarica destrorsa che ha seminato disastri dovunque abbia governato.

‘Chi lascia la strada vecchia per la nuova’... con quel che segue.

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