L’Automobile salverà ancora
l’Italia. (Parte
1^)
Pietro
Giannini 03-02-2017
A tal fine l'Italia ha messo, nella lista delle manovre idonee a correggere i conti, la "spending review", la lotta all'evasione e un probabile aumento delle accise sulla benzina.
Ecco il nocciolo della questione.
L’automobile ancora una volta diventa il salvagente di un paese che, a livello economico, è veramente disastrato. Difatti sull'auto pesano diversi balzelli che spesso sottovalutiamo, ma che incidono pesantemente sul bilancio di una famiglia, di un’azienda o di una società ecc.
La parte più onerosa è costituita dall'assicurazione obbligatoria, introdotta in Italia dalla legge del 24/12/1969, ed entrata in vigore il successivo 12 giugno 1971, che è il fardello più pesante per le già disastrate condizioni economiche di tre quarti degli italiani.
Viene poi il bollo auto. Questa è una tassa introdotta già nel 1953 con il Decreto del Presidente della Repubblica del 5 febbraio 1953, numero 39.
Nel 1955, stante la necessità per lo Stato di introitare parte del denaro necessario alla costruzioni delle autostrade e delle strade statali, il testo precedente fu riformato dalla Legge 21 maggio 1955 numero 463.
La norma rimase invariata sino al 1982 quando, con il Decreto Legge del 30 dicembre 1982 numero 953, venne introdotta la tassa di possesso, in forza della quale la tassa divenne obbligatoria anche in caso di veicolo non circolante.
Dal 1° gennaio 1999, in base alla Legge numero 449 del 27 dicembre 1997 le competenze alla riscossione sono state delegate alle Regioni.
Nel novembre del 2000 con la Legge 342 è stata introdotta l'esenzione per tutti i veicoli immatricolati da oltre 30 anni (il codice definisce veicolo qualsiasi manufatto che abbia almeno una ruota).
Ed eccoci alle accise che gravano in maniera diseguale sui possessori di automobile, a differenza delle prime due.
In effetti, chi più usa l’auto, più paga perché consuma più carburante.
Vi trascrivo l’elenco con l’indicazione di quanto esse incidano realmente sul costo di un litro di benzina o di gasolio. Ho tenuto volutamente l’importo in lire per evidenziare anche l’importo delle tasse che già si pagavano sui carburanti, prima dell’euro.
Le Accise attuali
1,90 lire (0,000981 euro) per il finanziamento della guerra d'Etiopia del 1935-1936;
14 lire (0,00723 euro) per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo l'alluvione di Firenze del 1966;
10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
99 lire (0,0511 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
75 lire (0,0387 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto dell'Irpinia del 1980;
205 lire (0,106 euro) per il finanziamento della guerra del Libano del 1983;
22 lire (0,0114 euro) per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004.
0,005 euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
0,0051 euro per far fronte al terremoto dell'Aquila del 2009;
da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
0,04 euro per far fronte all'arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
0,0089 euro per far fronte all'alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011;
0,082 euro (0,113 sul diesel) per il decreto "Salva Italia" nel dicembre 2011;
0,02 euro per far fronte ai terremoti dell'Emilia del 2012
A tutto questo si somma la cosiddetta imposta di fabbricazione sui carburanti, che porta il totale finale a €.72,42 cent per litro per la benzina verde e €.61,32 cent per il gasolio IVA esclusa. Aggiunta anche questa, al 22%, si ottengono €.88,35 cent nel primo caso e €.74,81 cent nel secondo.
E siamo solo all’inizio, perché vi è poi un corollario di spese non volontarie ma obbligatorie imposte da uno Stato lobbista che, per privilegiare certe attività, impone balzelli ed oneri che sono parte preponderante dei costi passivi dell’automobile.
Immatricolazione
Prima di prendere la macchina nuova bisogna immatricolarla. Ciò ha un costo che varia da 300 a 350 euro per un’utilitaria, mentre gli importi si alzano di molto se si acquista un’auto di maggior cilindrata.
Passiamo ai tagliandi di manutenzione della case automobilistiche.
Queste ti sfilano dal portafogli, con la scusa della manutenzione periodica del veicolo, somme indecenti di centinaia di euro per un controllo del mezzo, enumerandoti, nella scheda che ti rilasciano alla fine, tutta una serie di controlli buggeratura di cui non sai nulla. Il problema è che se per caso saltassi un controllo e la macchina dovesse subire un guasto potresti dover pagare tutto di tasca tua perché la garanzie potrebbe essere inficiata dal controllo saltato.
Siamo ai limiti del ricatto.
E veniamo all’altra perla impostaci dalla Stato: La revisione obbligatoria.
È stata inserita nel codice delle strada e ne fa parte integrante, per questo è definita obbligatoria.
Anche qui sappiamo che ogni due anni ci tocca pagare un balzello oscillante fra i 60 ed i 70 euro, perché un privilegiato centro di controllo ci dica se la nostra auto è idonea a camminare su strada o meno.
Quest’anno, poiché le tariffe sono ferme da dodici anni circa, ci si prospetta un aumento della tariffa, fino ad 80 euro.
Poi però, vediamo tutti i santi giorni, ignobili catorci affumicatori, tipo vecchi furgoni e vecchissimi camion, sputare veleni mortali e pestiferi ed annebbiarci la vista con fumi densi e puzzolenti senza che nessuno si accerti se abbiano superato mai qualche controllo.
Gomme da neve.
La normativa che introduce l’obbligo di montare gomme invernali sulle auto e sui mezzi pesanti è disciplinata dall’articolo 6 del C.d.S., introdotto dalla legge n. 120 del 29 luglio 2010, ma spetta agli enti che gestiscono le singole tratte decidere se imporne o meno l’obbligo da segnalare attraverso il Segnale di “Catene da Neve Obbligatorie”. Per tutto il Centro-Nord l’obbligo di gomme da neve è tassativo.
Inutile soggiungere che, in caso di mancata osservanza dell’obbligo suddetto, le multe sono salatissime, spesso più alte del costo di un treno di gomme invernali. In altre nazioni: Austria, Svizzera, Germania e parecchie altre ciò non esiste. Esiste solo un obbligo di essere dotati di attrezzature atte a circolare sulla neve. Le sanzioni per chi infrange tale divieto scattano solo se si disattende la disposizione e si provocano incidenti. Non si vede perché non si possa fare anche in Italia.
Infine ci sono anche le zone centrali delle città, le famose ZTL o zona C (a Milano) cui si accede con pagamento di pedaggio ed anche i famigerati parcheggi blu ecc.. Tutti soldi che impinguano le casse di Comuni, Province, Regioni e Stato. Tutti ci mangiano sopra come si usa fare con i “tutor”, gli autovelox ecc. ecc.
Ho tenuto per ultimo i pedaggi autostradali a bella posta, perché è la parte più lercia e marcia di tutta questa storia di tasse, decreti, e ladronerie a carico degli automobilisti: ma la faccenda è lunga e molto articolata e merita una doverosa ricerca. Quindi ne riparleremo nel prossimo blog.
Per adesso con tutte queste spese, penso possa bastare.
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