Le
mille balle blu.
Pietro
Giannini 31/12/2016
Ora se il fine delle “bufale” è quello di fare profitti dalla pubblicità sfruttando il meccanismo dell’ormai famigerato “pay for click”, che non fa male a nessuno e consente, a qualcuno più furbo, di guadagnare soldi legittimamente, potremmo anche lasciar perdere visto che più gente ha soldi in tasca, meno gente va a rubarli.
Quel che non torna è il conto che paga la comunità più esposta che, a seguito di quelle notizie prive di fondamento, si disorienta, diventa vieppiù insicura ed è portata a credere alle baggianate del primo guitto che predica la sua verità fasulla, le sue profezie insane, le sue promesse irrealizzabili.
La bugia a fine di lucro potrebbe configurare, in un prossimo futuro, una figura giuridica con rilevanza penale, perché qualcuno sta già pensando di trasformare il web in una discarica a cielo aperto.
Le “bufalate” dozzinali e di bassa lega, sono tante, sono stupide ed è preoccupante vedere come ci si possa cadere dentro con tanta facilità.
Non è dato sapere se a molti la realtà “virtuale”, inventata artificiosamente, sia più gradita di quella oggettivamente vera.
Ma è questo il vero problema? Capire se alla gente serve oggi una realtà virtuale, dietro la quale nascondersi per sfuggire alla vita di tutti i giorni, quindi dalla vita reale, oppure se molti si aspettano che la realtà virtuale possa influenzare in qualche modo la loro vita reale, per migliorarla o chissà che altro.
Ora, lasciando da parte le elucubrazioni sul desiderio della gente di crearsi un’altra realtà, rimane però sempre vivo il desiderio di crearsi un altro tipo di vita. Così si danno ascolto a tutte le sirene che promettono vita migliore, più giustizia, più ordine, più onestà, più trasparenza, soprattutto in chi amministra la cosa pubblica e via dicendo…
Insomma il mondo d’utopia.
Non per essere disfattisti, ma i più populisti sono quelli che criticano la giustizia per le sentenze ad orologeria o da complotto, che lamentandosi per la disonestà dei parlamentari scordano che le loro liste sono state lordate dallo scandalo delle firme false, che in nessuno dei comuni governati da questi venditori di auto usate, la legislatura è arrivata regolarmente a termine, ma che, soprattutto, i problemi legati alla loro incapacità non si risolvono con le chiacchiere. La gente che li segue sembra aver bisogno di quelle bugie per sopravvivere. Dabbenaggine? Desiderio di cambiamento? Voglia di sentire nuove, inutili, vuote promesse?
Forse tutte queste cose messe insieme.
Quest’andazzo ha attirato l’attenzione del presidente dell’Antitrust il quale, preoccupato del fatto che le bufale in rete hanno ormai raggiunto numeri rilevanti e, quindi, pericolosi, ha ritenuto corretto proporre una regolamentazione della rete di Internet. In sostanza il responsabile dell’Antistrust vorrebbe delle regole per limitare i danni causati dalle porcherie che vengono postate giornalmente da milioni di tarati tuttologi su alcuni blog dall’indubbia morale.
L’attacco del capo del M5S non si è fatto attendere ed in breve tempo, preoccupato di non poter raccontare più la sua verità “personale” e di non potere più insultare chiunque a “piede libero”, ha pubblicato sul blog ufficiale dei 5S, uno dei soliti interventi del tipo: “Non ci fermeranno (frase già sentita nei fatti legati alla TAV in Piemonte, laddove l’inarrestabile è stato arrestato per violazione di sigilli posti a norma di legge), sono la nuova inquisizione, vogliono la censura su internet” ecc.
I siti dei falsificatori della verità, presenti in internet, sono più di seicento e ce ne sono di tutti i tipi fino ad arrivare a quelli che parlano di medicina - famosi quelli anti-vaccinazione - ed a quelli specifici di disinformazione politica. Si capisce così il perché della preoccupazione di chi sta cercando di correggere le cose sulla Rete.
L’esito del recente referendum, di cui si posterà fra qualche giorno un resoconto esauriente, è un tipico esempio di una realtà virtuale creata ad hoc per violentare la verità ed alterare la pacifica convivenza
A tutti un felice anno nuovo, con meno bufale e meno disonestà
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