Ritorna il problema dell’obiezione di coscienza.
Pietro Giannini 22/02/2017



“La decisione di assumere, al San Camillo di Roma, due medici dedicati all'interruzione di gravidanza, impedendo loro dunque l'obiezione di coscienza, snatura l'impianto della legge 194 che non aveva l'obiettivo di indurre all'aborto ma prevenirlo. Predisporre medici appositamente a questo ruolo è una indicazione chiara". A parlare è Don Carmine Arice, direttore dell'Ufficio nazionale per la pastorale della salute della CEI, che sottolinea: "Non si rispetta un diritto di natura costituzionale quale è l'obiezione di coscienza".

Ho riportato la dichiarazione di questo prelato, estratta da Repubblica.it di stamane, perché mi sembra che, cercare di capire la logica del comunicato allorquando si afferma che “si snatura l’impianto della legge 194” e che non si rispetta il diritto di natura costituzionale ecc..ecc..ecc., sia estremamente difficile.

Ora, a prescindere dal fatto che se uno è un obiettore di coscienza ha tutto il diritto di esserlo, e che nessuno lo obbliga a partecipare ad un concorso in cui, la professione che andrà a svolgere confligge fortemente con la sua coscienza, mi sembra ben strano che un obiettore di coscienza partecipi ad un concorso per occupare un posto dove poi non potrebbe fare quello per cui è stato assunto.

Mi ha tutta l’aria dell’imbroglio. E anche della truffa. Fra l’altro il17 maggio del 1981 Il popolo italiano fu chiamato a pronunciarsi, mediante referendum, sull’abrogazione della legge 194, approvata il 22 maggio del 1978, che consentiva l’interruzione della gravidanza entro i primi novanta giorni. Il 68% dei votanti confermò la legge sull’aborto. Adesso due numeri tanto per chiarire il concetto:

In Val D’Aosta è obiettore il 13,3% dei ginecologi, nel Molise il 93,3%, nella Prov. Autonoma di Bolzano il 92,9%, il 90,2% in Basilicata, l’87,6% in Sicilia, l’86,1% in Puglia, l’81,8% in Campania, l’80,7% nel Lazio e in Abruzzo, il 76,2% nel Veneto, il 72,9 in Calabria, il 68,8% nelle Marche, il 67,4% nel Piemonte, il 65,6 in Umbria, il 65,4% in Liguria, il 63,6% in Lombardia, il 58,4% in Friuli, il 56,2% in Toscana, il 51,8% in Emilia.

Su 94 ospedali con un reparto di ostetricia e ginecologia, solo 62 effettuano interruzioni volontarie di gravidanza. Cioè solo il 65,5% del totale

Meno accentuata, ma sempre molto alta la percentuale di anestesisti obiettori che, in media, è pari al 49,3 per cento. Anche in questo caso i valori più elevati si osservano al Sud, con un massimo di 79,2% in Sicilia, 77,2% in Calabria, 76,7% in Molise e 71,6% nel Lazio. Mentre il personale medico obiettore raggiunge percentuali pari al 46,6% con un massimo di 89,9% in Molise e 85,2% in Sicilia. (dati Ministero della Salute, aprile 2016)

Lo stesso prete ha detto ancora, a sostegno della sua tesi:

"Il ministero della Salute ha fatto recentemente un'indagine appurando che il numero di medici non obiettori risulta sufficiente per coprire ampiamente la domanda di interruzioni volontarie di gravidanza. Tutto questo fa molto dubitare sulla bontà di questo provvedimento".

I dati che ho trascritto sopra sono, come potete leggere, emessi direttamente dal Ministero della Sanità e sono anche abbastanza recenti.

Quindi o il prete è un bugiardo oppure mente sapendo di farlo.

Il fatto è che ci sono troppi obiettori per troppi aborti clandestini. In tutta Italia le uniche cose che non si rispettano sono le leggi. Quella in questione è stata sempre avversata da una Chiesa sempre più ottusa nell’ortodossia oscurantista e da una vieppiù crescente quantità di ginecologi che si proclamano obiettori i quali, con il loro rifiuto di prestazione, favoriscono la pratica disumana e pericolosissima dell’aborto clandestino che si sviluppa sempre di più, in un sottobosco, spesso malavitoso e che, molto spesso, non ha niente di sanitario. Comunemente si chiama sottobosco quella parte dell’ambiente boschivo che si sviluppa all’ombra degli alberi in situazione di scarsa illuminazione ecc. ecc.

Ed è proprio questo l’ambiente in cui tali aborti vengono praticati: nell’ombra, per sfuggire alla legge, in locali di fortuna, spesso non igienizzati a dovere, con scarsa assistenza, effettuati da ‘mammane’ senza cognizioni mediche, da qualche ostetrica compiacente, o da qualche medico con pochi scrupoli.

Le conseguenze in moltissimi casi sono deleterie per la paziente, fino alla morte.

È su questo che bisognerebbe essere obiettori di coscienza, su queste pratiche disumane che vengono favorite più che da un’obiezione, da un’abiezione di coscienza. Tutti i soloni sentiti fin qui, attraverso i media nazionali, non fanno altro che parlare di “diritto all’obiezione di coscienza, ma nessuno, a cominciare dai preti, parla dei diritti della donna e dell’ignominiosa mercificazione che si nasconde dietro gli aborti clandestini.

Non si può ignorare una legge fortemente voluta dalle donne e non solo da loro, per dare retta alla coscienza di certi medici. Chi ci dice che la loro obiezione non nasconda qualcos’altro? Come lo appuriamo?

Quando si abbraccia questa difficile professione, non si può scegliere fra il paziente e tutto il resto. La necessità di salvare una vita umana, anche per la loro coscienza, deve essere primaria rispetto ad altre esigenze. La legge 194 lo dice a chiare lettere. Viceversa si fa un altro mestiere, aprendo magari una macelleria.

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