SCUOLA E SOCIETÀ

Pietro Giannini 22-10-2017


Le gravi e brutali aggressioni avvenute in queste prime settimane di scuola sono l’ennesimo campanello di allarme derivato da una impressionante sequenza di aggressioni agli insegnanti, che avrebbe già dovuto preoccupare, da molto tempo, chi si occupa di scuola a livello istituzionale.

Tali aggressioni, cresciute esponenzialmente nel corso di questi ultimi infelici anni scolastici, sono senza dubbio, figlie dell’analfabetismo di genitori idioti e scellerati che, anziché educare i figli, compito peraltro gravoso e difficile, preferiscono “educare” gli insegnati con minacce, percosse, e quant'altro possa servire da deterrente, al fine di evitare la bocciatura di figli asini come i genitori, maleducati come loro, arroganti come loro, e violenti come loro.

Parlando di genitori, o pseudo tali, aggressivi con gli insegnanti e protettivi con i propri figli, viene in mente Papa Francesco che, durante l’udienza del mercoledì 25 maggio 2016 in San Pietro, ritenne opportuno dover dare a tutti la possibilità di riflettere su fatti analoghi, dando una lezione di vita e di intelligenza.

 Ecco le sue parole: «Una volta, ero in quarta elementare e avevo detto una brutta parola alla maestra. Lei, una donna buona, chiamò mia madre per l’indomani, hanno parlato tra loro e poi sono stato chiamato. Mia madre mi ha detto davanti alla maestra che quanto avevo fatto non era bello e quindi mi ha chiesto di chiedere scusa alla maestra. Lo ha fatto con dolcezza e sono rimasto contento. Ma poi a casa c’è stato il secondo capitolo... Oggi se capitasse una cosa del genere il genitore andrebbe a rimproverare la maestra...».

Certo tale episodio è lontano dalla violenza becera di certi genitori, ma è significativo il fatto che il Papa abbia sentito il bisogno di sopperire, in qualche modo, alle carenze delle istituzioni. Le quali, purtroppo, molto sovente, sono state indegnamente rappresentate da Ministri dell’Istruzione che con la scuola non avevano nulla a che vedere, vuoi per la naturale ignoranza belluina che affligge i nostri governanti, vuoi perché, dalla Moratti compresa in giù, si è fatto a gara per affidare tale prestigioso incarico, ad individui per lo più incompetenti, quando non semianalfabeti. 

In qualsiasi caso questo stillicidio di violenza deve essere fermato. 
L'unico sistema a mio avviso è quello di bocciare i figli di genitori che hanno aggredito gli insegnanti. Non è vero, come qualcuno afferma con esagerato buonismo, che i ragazzi non c'entrano. C'entrano eccome. Sono loro che arrivati a casa, cercando una scusa per giustificare la loro asineria, gettano sugli insegnati le colpe dei loro insuccessi: Ed hanno gioco facile perché parlano con genitori assenti sia mentalmente che fisicamente, i quali trovano più semplice e percorribile la strada dell'aggressione e delle minacce anziché approfondire la cause del malessere dei figli. Ricordiamo che il frutto non cade mai lontano dall'albero. 

Ora è ovvio come tutto ciò deformi il rapporto scuola-insegnante poiché, fino ad oggi, nessun ministro farlocco è stato capace nemmeno di “capire” come funzioni la scuola e di che tipo di interventi essa abbia realmente bisogno. I commenti che ho letto al riguardo, in questi giorni, tutti di insegnanti, danno una chiara idea dello stato d’animo di una categoria di persone e di lavoratori che svolgono un’attività strategica per il futuro del Paese.

Molta parte della gente comune, forse quella culturalmente più valida, cerca di sopperire ai “deficit” della scuola, aiutando i loro figli secondo le loro possibilità, pur con i limiti logici della mancanza di esperienza didattica. Ma non sempre si trovano genitori così.

Ministra Fedeli, lei sta già facendo qualcosa (ma ancora è poco), per mettere in rotta una nave che solca mari perigliosi; lasci perdere. 
Formi un collegio di docenti preparati (ce ne sono molti) e cerchi di capire dalla loro esperienza tutto ciò di cui la scuola ha bisogno. 
Sarebbe un segnale importante per tutti. Non si può stare al vertice senza una base. 
Guardi le Piramidi: sono lì da migliaia di anni perché poggiano su una larga, solida base.  

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