Viaggio nel buio
Pietro Giannini 24-03-2017
Nel 2004 è uscito in molte sale italiane un film con questo titolo che non ha fatto molto parlare di se, accolto con freddezza dalla critica, con attori di peso ma non eccelsi. Un film di serie B diremmo oggi.
Il fatto che quel film desse un’anticipazione di quel futuro che è già il nostro presente, forse farebbe ricredere quei critici che, guardando al loro presente, non avevano considerato quanto sarebbe potuto accadere nel giro di pochi anni.
Così, come quei critici, anche i nostri politici guardano solo al loro presente senza guardare a quel che accadrà fra qualche giorno, fra qualche settima o mese o anno.
Non c’è più, in tutto l’arco parlamentare, un solo partito politico, o movimento o altro che possa garantire qualcosa. Al proprio interno, tutti i partiti, vivono una situazione di indicibili travagli dovuti all'insipienza dei loro stessi rappresentanti. Qualcuno dice che non si tratta di insipienza ma di vero e proprio teppismo politico camuffato inconsapevolmente da dabbenaggine.
Il fatto, se guardiamo bene, è che oggi non c’è più nemmeno lo Stato.
Non c’è più quella sana passione politica che nasceva dalla forza della propria ideologia, perché questa non esiste più. È morta insieme alla passione politica. Uccise entrambe da una malattia pericolosa ed incurabile che a loro subentra: l’egoismo.
Quest'ultimo si manifesta sotto tre forme di “bisogno” diverse: Denaro, Potere, Vendetta…
Il ladrocinio, finalizzato all'arricchimento personale, è senza dubbio l’aspetto più grave di questa malattia. Non ne parliamo poiché basta accendere la TV o sfogliare un quotidiano per rendersene conto.
Il secondo aspetto è più importante per noi poveri mortali, perché nel bene o nel male, influenza la nostra vita: basta una persona sbagliata al posto giusto.
Il terzo aspetto sembra quello che meno ci riguarda, ma è quello che incide pesantemente sulla nostra vita: la vendetta che si consuma in politica bene o male coinvolge sempre gli elettori.
In Italia abbiamo attualmente un situazione assolutamente confusa. I partiti sono tutti in fase di lacerazioni interne molto forti, anche quelli che sembrano più compatti hanno un tarlo che rosica al loro interno compromettendone la stabilità.
Le destre sono alla deriva in cerca di un leader che potrebbe anche essere Salvini pur mancando dei requisiti minimi di decenza, carisma e cultura. A parte Salvini la Lega, dopo Bossi, non presenta grandi personaggi in grado di ripetere quell'esperienza.
Berlusconi ha i suoi problemi: Forza Italia non ha più la forza di una volta ed il suo leader è vittima di una caduta di potere impressionante, per cui Salvini tenta l’arrembaggio alla barca berlusconiana in difficoltà.
Berlusconi, per risposta, candida alla carica di presidente del consiglio, il governatore del Veneto Zaia noto leghista.
Una pratica da bambini che giocano a rubarsi il cioccolatino.
Il fatto è che in questo momento Berlusconi paga la scelta di non avere mai voluto strutturare il suo partito. La conseguenza è che manca un luogo in cui le lotte di fazione possano venire affrontate e risolte in maniera civile ed istituzionale.
Vi sono poi le figurine alternative, come la Meloni che non ha la forza per chiedere nulla, ma in cambio può offrire al miglior offerente una percentuale di voti utile per un governuccio di destra. Attorno a costoro gravita una piccola folla di partitucoli appartenenti a quella destra spesso reazionaria e violenta che farebbe più male che bene.
La realtà è che nessuno da solo attualmente vale granché, mentre insieme arriverebbero al 24/25%. Ma insieme ai 5S potrebbero arrivare a governare il Paese.
La sinistra sta peggio perché vittima di se stessa e della propria incapacità di debellare il dissenso interno che, dopo averne minato all'interno la compattezza, ha provocato una scissione che costa al solo PD almeno 4-5 punti percentuali.
È probabile che Renzi venga riconfermato come segretario del partito, ma chi è uscito difficilmente rientrerà. E Renzi è cocciuto.
Per il PD forse è meglio così anche perché, Bersani e soci, non contenti del primo ceffone rifilato loro da Grillo per la santa alleanza, se ne sono beccati un altro ieri, quando ancora una volta con immarcescibile assurda costanza, Bersani ha cercato un contatto col movimento per lo stesso motivo.
Ora ognuno ha il diritto di essere masochista quanto vuole, ma non ha nessun diritto di cercare a tutti i costi di nuocere al Paese. Il che è proprio quello che sta cercando di fare lo smacchiatore di giaguari e parrucchiere di bambole.
La vendetta interna al PD si è consumata con notevole fragore e notevole danno. Le motivazioni pretestuose e stucchevoli miravano a sopprimere (politicamente) l’uomo solo al comando e prendersi una sorta di rivincita sul rottamatore.
Hanno dimostrato di essersi rottamati da soli. Se i partiti creatisi all'ombra del PD fossero rimasti nel partito avrebbero avuto un base solida alle spalle che, con il suo 42 % alla Europee, aveva qualcosa da dire non solo in Europa ma soprattutto in Italia. Ma il desiderio del “posto al sole” e di “fargliela pagare” è stato più forte dell’onore, adesso divisi in quattro o cinque non arrivano che ad un misero 3-4% e corrono il rischio di restare fuori alle prossime elezioni.
Va tenuto in conto che in questo periodo, ricco di incontri nel PD, una cosa che non è stata ancora indicata è quella relativa alla politica delle alleanze del partito nel prossimo futuro. Ed anche questo diventa motivo di contesa visto che Franceschini vorrebbe una collocazione centrista del partito. Renzi ha forse in mente altre soluzioni e per il momento tace, lasciando agire i suoi, che intanto, misurano le reazioni dei partiti più vicini per cultura politica.
Tant'è, il peggio è fatto ed il futuro è oscuro.
Abbiamo detto di destra e sinistra. Mancava il Movimento 5S. Nello specifico, alla ultime amministrative i governi di centrosinistra, dopo il voto si sono ridotti esattamente della metà: da 90 sono passati a 45. Il centrodestra grosso modo ha mantenuto il numero delle città amministrate. Mentre il M5S dopo i ballottaggi li ha conquistati praticamente tutti e 19. Tra questi, Roma e Torino sono quelli che fanno più rumore. Il M5S si è affermato in tutte le regioni, ed in particolare nel Mezzogiorno laddove tradizionalmente la sinistra era molto stabile.
Il risultato che sembrava incoraggiante dal punto di vista numerico, oggi si rivela estremamente deludente perché, tranne Torino che però sta già dando segni di malumore, tutti i sindaci neo eletti fra i pentastellati, hanno ampiamente fallito lo scopo.
Non li enumeriamo perché una semplice ricerca su Internet consente a noi di risparmiare tempo ed a voi di ricordare meglio i fatti.
Di certo c’è che i loro problemi esistono e non possono essere cancellati con l’ottusa politica di dirottare l’attenzione sui problemi degli altri per far dimenticare i propri.
Sarebbe come nascondere la polvere sotto il tappeto. Tecnica molto in uso in questo movimento perché molte sono le cose da celare bene, affinché la gente dimentichi subito.
Grillo, che molto di vergognoso ha da nascondere, è un grande sottotappetista.
Ma noi, che siamo inguaribili ottimisti, continuiamo a sperare che la situazione politica in questo paese si schiarisca e che non si continui a viaggiare nel buio.
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