Di Maio e l’insostenibilità della funzione.
di Pietro Giannini 06/12/2019
Se Di Maio non
tiene i suoi è perché lui non è mai stato un leader né un politico, come crede
impropriamente di essere. È stato e sarà sempre quel che era prima. Questi anni
di governo con Di Maio in parlamento hanno semplicemente dimostrato il fallimento
della teoria, predicata in maniera veemente quanto illogica da Beppe Grillo e
secondo la quale UNO VALE UNO.
Per valere allo
stesso modo due persone debbono avere lo stesso cervello, la stessa cultura, lo
stesso senso del dovere, la stessa etica. Da ciò emerge che due persone non
potranno mai essere uguali. A meno che Grillo non volesse dire due persone si
equivalgono quando il cervello che le guida è un terzo cervello al di fuori del
loro.
Di Maio rientra
nella categoria dei "non so far nulla ma lo faccio" una nuova
categoria di essere umani, presi dalla strada, senza istruzione, senza cultura,
senza nessun'idea di cosa sia la politica, senza nessun'idea di cosa sia
amministrare i conti di casa, figurarsi quelli di una nazione. Mandare uno
sprovveduto a trattare con persone con grande esperienza di politica interna ed
estera, significa mortificare l'Italia, ridurla a una nazione di diseredati e
sbandati che non hanno di meglio che un venditore di bibite da portare in
Parlamento ed in Europa.
Occorre spiegare
a Di Maio che un governo con a capo Salvini ed il suo corollario di squadristi
e camicie nere, sarebbe colpa sua e della sua inconsistenza, non del PD, perché
l'unico punto debole dell'Italia è lui.
Lui è il solo ed
unico irresponsabile responsabilizzato da un guitto in vena di vendette.
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