Repubblica.it, Facebook egli altri quotidiani

Pietro Giannini 13/12/2019

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Sorprende non poco l’articolo apparso su Repubblica.it di oggi a firma Riccardo Luna.
In esso alcune cose lasciano perplessi.

Non è chiaro ad esempio quel: < Non possiamo chiedere a Facebook di fare quello che l’Italia non sa, non vuole o non può fare: Ovvero mettere fuori legge CasaPound.  CasaPound è un partito politico legittimamente costituito, che partecipa alle elezioni>.

Ora CasaPound non è un partito legittimamente costituto proprio per il fatto che è stato fondato in netto, insanabile contrasto con la nostra Carta Costituzionale che, al XII comma delle Disposizioni Finali, dice quanto segue:

<< È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.>>
Inoltre sarebbe interessante sapere come mai un partito politico così legittimo occupi così tanto illegittimamente, quanto arbitrariamente, una ex sede ministeriale non pagando il fitto (perché ci sarebbe da ridere) né il consumo di luce ed acqua, servizi che pagano il comune di Roma ed i romani. 
Ora che nel reato non ci possa essere legittimità lo sa bene anche l’articolista, anche se fa finta di non saperlo.

Certo è ragionevole pensare che FB si sia, coerentemente ai suoi principi fondativi, schierato contro l’apologia di reato nel quale vive CasaPound, ma lo ha fatto per non essere tacciato di correità, ed ha ottenuto lo scopo con questa sentenza.

Un ulteriore ragionevole dubbio assale anche quando il giornalista dice che FB è un servizio pubblico perché è seguito da due miliardi di persone e, in quanto servizio pubblico, deve accettare tutti. 

Ora FB si dichiara “Servizio di rete sociale” tant'è che era nato all'interno dell’Università di Harvard con intenti commerciali e non con fini di servizio pubblico. Né possiamo dire che lo sia, a meno che non si classifichi come servizio pubblico il ‘postare’ sul sito i propri pensieri, le proprie impressioni, i propri insulti, le proprie idiozie, perché altri le leggano e le commentino. Il servizio pubblico come Luna sa bene è tutt'altra cosa. A questa stregua tutti i ‘social’ che si scambiano informazioni vere o fasulle sono servizio pubblico.

Come Instagram, ad esempio, che con il suo miliardo e mezzo di iscritti lo sarebbe ed a pieno titolo.

Se invece si cerca di giustificare in qualche modo la presenza di CasaPound all’interno del nostro tessuto sociale, ad ogni costo, si è liberi di farlo (ancora per poco, forse) accettando anche le eventuali possibili conseguenze ove, però, ci fossero in questo Paese, un vero governo, un vero parlamento, una vera magistratura e tante altre cose “vere” che mancano. 

Il fatto è che abbiamo dimenticato chi eravamo e quel che hanno subito i nostri padri o nonni nel triste ventennio. Lo abbiamo dimenticato e ciò rende un pessimo servizio sia all'informazione, che al nostro stesso futuro. Ma la faccenda più triste è quella di intuire che la corrente di pensiero all'interno di ‘Repubblica’, stia subendo un trasformazione radicale perché quando si tenta di giustificare CasaPound non si esprime solo un proprio pensiero ma quello di una redazione intera.

Questo è spiacevole, molto spiacevole considerato che la stessa notizia ha ben altri commenti sia sul Corsera.it che su “Il post”. Il che rafforza l’idea che il quotidiano ex De Benedetti stia subendo a livello redazionale un “restyling” di qualche tipo che ha portato il quotidiano di oggi a pubblicare un endorsement per CasaPound. Comunque chi vivrà, vedrà.

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