Si ritorna a parlare di aborti clandestini.

di Pietro Giannini 08/12/2019

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Il 4 dicembre u.s. “L’Espresso” pubblicava, ad opera di Massimiliano Coccia, un articolo-inchiesta sull'aborto come lo si vive oggi in Italia. 

Nel 2017 anch'io, immodestamente, feci una ricerca su tale argomento e ne venni fuori profondamente sconvolto a causa dell’assurda omissione di controllo dello Stato nei confronti della legge 22 maggio 1978 n°194, votata democraticamente in parlamento ed avallata da un referendum, tenutosi il 17 maggio del 1981, che diede un risultato smaccatamente positivo a favore della legge stessa.  

Fin da subito la legge fu osteggiata, in molti e discutibili modi, dalla destra italiana, succube della necessità di avere una sorta di “captatio benevolentiae” da parte della Chiesa bigotta e conservatrice, con la speranza di ricavarne un pugno di voti in più. 

Da quel 2017 ad oggi le cose sono peggiorate perché gli aborti clandestini adesso li praticano un po’ tutti. In effetti anche l’articolo di Moccia lascia di stucco per la cruda narrazione degli esiti dell’inchiesta. 

Persiste in modo assurdo, la pervicace ostentazione di una obiezione di coscienza di molti medici a non praticare l’aborto terapeutico. 
E sono sempre più numerosi i medici che seguono tale prassi dichiarandosi obiettori. 

Il che porta le donne, molte delle quali hanno forte necessità di abortire per mille e mille cause, a non potere usufruire della legge che glielo consentirebbe poiché in moltissimi ospedali non può essere praticato in quanto molti medici si dichiarano obiettori. 

I numeri di tale obiezione sono paurosamente indegni di un paese civile: Nel 2017 la situazione era questa:
In Val D’Aosta era obiettore il 13,3% dei ginecologi, nel Molise il 93,3%, nella Prov.  Autonoma di Bolzano il 92,9%, il 90,2% in Basilicata, l’87,6% in Sicilia, l’86,1% in Puglia, l’81,8% in Campania, l’80,7% nel Lazio e in Abruzzo, il 76,2% nel Veneto, il 72,9 in Calabria, il 68,8% nelle Marche, il 67,4% nel Piemonte, il 65,6 in Umbria, il 65,4% in Liguria, il 63,6% in Lombardia, il 58,4% in Friuli, il 56,2% in Toscana, il 51,8% in Emilia.

Su 94 ospedali con un reparto di ostetricia e ginecologia, solo 62 effettuavano interruzioni volontarie di gravidanza.

<<Nel 2014 il Comitato europeo dei Diritti sociali (CESR) del Consiglio d'Europa ha censurato l’Italia proprio per lo spinoso problema dei medici obiettori. 
Il documento approvato nello scorso settembre con 14 voti favorevoli e uno contrario, è sufficientemente chiaro nel condannare "la mancanza di disposizioni legali specifiche che riguardino i mezzi con cui assicurare un'equa distribuzione fra personale medico obiettore e non-obiettore", una mancanza che "irragionevolmente sacrifica il diritto di una donna alla libertà di compiere le proprie scelte in materia di procreazione, salute fisica e mentale e vita". Più nello specifico, l'Italia viola gli articoli 11 (diritto di protezione della salute) ed E (non discriminazione) della Carta sociale europea.>> (edito su “Strade” giornale on web ).
Dopo l'ennesima tirata d'orecchi europea, si ritorna a parlare di diritto ad abortire e di legge 194, come fossero gli anni settanta. Di fronte alla preponderanza di medici obiettori nel pubblico, perché non eliminare le restrizioni alle case di cura private?
È lecito supporre che nelle cliniche private tale obiezione sia del tutto inesistente.
Quando diciamo medici intendiamo anche gli anestesisti che, in quanto ad obiezione, anche se meno accentuata, ha i suoi numeri dequalificanti:
Infatti la media, è pari al 49,3 per cento. Anche in questo caso i valori più elevati si osservano al Sud, con un massimo di 79,2% in Sicilia, 77,2% in Calabria, 76,7% in Molise e 71,6% nel Lazio. Mentre il personale medico obiettore raggiunge percentuali pari al 46,6% con un massimo di 89,9% in Molise e 85,2% in Sicilia. (Dati del Ministero della Salute, aprile 2016).
Il fatto è che ci sono troppi obiettori per troppi aborti clandestini. In tutta Italia le uniche cose che non si rispettano sono le leggi. 
Quella in questione è stata sempre avversata da una Chiesa sempre più ottusa nell'ortodossia oscurantista e da una vieppiù crescente quantità di ginecologi che si proclamano obiettori i quali, con il loro rifiuto di prestazione, favoriscono la pratica disumana e pericolosissima dell’aborto clandestino che si sviluppa sempre di più, in un sottobosco, spesso malavitoso e che, molto spesso, non ha niente di sanitario. Comunemente si chiama sottobosco quella parte dell’ambiente boschivo che si sviluppa all’ombra degli alberi in situazione di scarsa illuminazione ecc. ecc.

Ed è proprio questo l’ambiente in cui tali aborti vengono praticati: nell’ombra, per sfuggire alla legge, in locali di fortuna, spesso non igienizzati a dovere, con scarsa assistenza, effettuati da ‘mammane’ senza cognizioni mediche, da qualche ostetrica compiacente, o da qualche medico con pochi scrupoli.  

Le conseguenze in moltissimi casi sono deleterie per la paziente, fino alla morte.
È su questo che bisognerebbe essere obiettori di coscienza, su queste pratiche disumane che vengono favorite più che da un’obiezione, da un’abiezione di coscienza

Tutti i soloni sentiti fin qui, attraverso i media nazionali, non fanno altro che parlare di “diritto all'obiezione di coscienza, ma nessuno, a cominciare dai preti, parla dei diritti della donna e dell’ignominiosa mercificazione che si nasconde dietro gli aborti clandestini.

Non si può ignorare una legge fortemente voluta dalle donne, e non solo da loro, per dare retta alla coscienza di certi medici. Chi ci dice che la loro obiezione non nasconda qualcos'altro? Sarebbe facile appurarlo.

Quando si abbraccia questa difficile professione, non si può scegliere fra il paziente e tutto il resto. La necessità di salvare la vita di una madre, che potrebbe partorire altri figli, deve essere primaria rispetto ad altre esigenze. La legge 194 lo dice a chiare lettere.

Viceversa si dovrebbe fare un altro mestiere, aprendo magari una macelleria.  

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