Il pusher di odio.
Pietro Giannini 03/01/2020
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Non è un nuovo tipo di pusher. È lo stesso tipo di pusher, solo che vende un diverso tipo di droga. 

È lo spacciatore di odio.

O meglio è chi odia tutti quelli che non la pensano come lui. Individui così pericolosi in Italia ve ne sono, nella nostra politica attuale (quella che pretende di contare), 4 o 5 al massimo.

Sono esseri atipici, spesso rozzi nell’aspetto, volgari nella sostanza, non inseriti nel contesto socializzato del nostro paese, ma ben inseriti in quello de-civilizzato.
Riescono a plagiare una larga compagnia di drogati di odio che li segue imperterritamente, che pendono dalle labbra di questa sorta d’imbalsamatori, aspettando che da esse vengano emessi suoni, spesso inconsulti ed odiosi che, opportunamente decriptati dalle loro menti malate diventano ordini da eseguire immediatamente.

È così che nasce e si sviluppa (nel corso di questi ultimi 24 mesi ca.) questa sorta di catena della violenza “on web” che fa paura proprio perché frequentata da psicopatici da tastiera che vengono guidati da individui estremamente pericolosi perché antidemocratici fautori dell’indivisibilità del potere. Una specie di consorteria del terrore che prende ordini dai discorsi violenti di un capo violento che fa, dell’instillazione della paura, il suo Santo Graal.

Questa cessa di essere una lotta politica per diventare qualcos’altro. Tutto ciò ricalca il triste ventennio dello scorso secolo, adesso siamo nel ventennio del nuovo secolo ed i prodromi di un altro infausto periodo come quello, sono ben visibili nella manipolazione mentale della gente con poca cultura e nell’inoculazione nelle loro vene, del virus della paura per i diversi da noi (tutti i diversi). Occorrerà uno sforzo sovrumano di tutte le forze politiche che credono negli ideali di libertà di uguaglianza, di democrazia, di civiltà per non farsi sopraffare dalla barbarie di pochi vandali blasfemi che potrebbero affossarci, ove arrivassero al potere, in un periodo di oscurantismo, privandoci di qualsiasi libertà.

No, non è un buon inizio d’anno, Non lo è perché stiamo perdendo per strada quei valori testé citati, valori fondanti della nostra stessa esistenza.

Non lo è perché tutti aspettiamo che il Paese faccia qualcosa per noi.

J.F. Kennedy nel 1961, nel discorso di insediamento alla Casa Bianca (era stato appena eletto) disse una frase che ricordo e condivido (ecco perché la ricordo anche se è passato più di mezzo secolo da allora): Non chiedete cosa il vostro paese possa fare per voi, ma piuttosto cosa potete fare voi per il vostro paese”.


No, decisamente non è un buon inizio d’anno, ma facciano in modo che lo diventi, per noi e per i nostri figli.

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