I Figli
dell’inciviltà.
Di Pietro Giannini 09-05-2020
Quello che è successo sui navigli di Milano due giorni
fa è la plastica dimostrazione che i nostri giovani sono veramente figli
dell’inciviltà. Sono nati nel periodo più sordido della Repubblica dopo quello
di Mussolini, quello dei barbari e delle Olgettine.
Così hanno subito imparato che le donne si
possono offendere impunemente, che le minorenni si possono stuprare sia
fisicamente che a parole. Lo fanno attraverso i social che danno spazio alle
loro esternazioni morbose e becere, spesso usando account fasulli, non
mettendoci quasi mai la faccia ed usando nomi di fantasia (scarsa).
I Navigli
milanesi due giorni fa brulicavano di spensierati e garruli fanciulli fra 17 ed
i 30 anni, che dopo aver deciso che era ora di prendere un po’ d’aria e, senza
mascherine per la maggior parte, occupavano i navigli, luogo d’elezione della
movida milanese. Non sono mancate le esternazioni interessate di qualche
commerciante del luogo - per lo più squallide e volgari a livello culturale
perché interessate - che ha detto che < se si lasciano liberi i mafiosi
(sappiamo che i mafiosi non sono stati liberati ma inviati ai domiciliari per
curarsi e presto rientreranno in galera), allora le persone per bene possono
anche permettersi di bere una birra all’aperto anziché morire di solitudine in
una stanza (intervista tratta da Repubblica)>. Ciarpame da stupidi.
Ma la
verità è che i giovani di oggi non sono abituati alla sofferenza, sono nati in
un’epoca non d’oro ma di agio per tutti: Smartphone, bicicletta o motorino,
cane al guinzaglio, auto, ipad, ipod, computer (meglio se Apple), Sky, Netflix
e via enumerando un serie di modernità che costano parecchi soldi, non ultima
la movida, perché la sera in cui tutti ci si ritrova a passeggiare e
strusciarsi l’un l’altro, ci vogliono soldi. Soldi per la birra, per
l’aperitivo o per qualcosa da mangiare. E chi non guadagna i soldi li prende
dai genitori.
Il sindaco di Milano s’indigna e “s’incazza”. Sarebbe stato
meglio prepararsi prima all’impatto, mettendo in servizio una serie di
pattuglie di vigili per evitare che molti giovani sciocchi, viziati e finti
claustrofobici, uscissero a decine da casa per andare tutti nello stesso posto
“perché tanto ormai tutto è finito”.
Nessuno di loro ha pensato che questo
avrebbe potuto significare il contagio per stessi ma soprattutto per i loro amici
che potrebbero essere stati infettati da qualche piccolo idiota che, per una
birra avrebbe potuto mettere in pericolo la salute di un amico. Speriamo non
succeda ma, se dovesse succedere, c’è da chiedersi se giovani così fragili
sarebbero capaci di sopportare un simile peso sulla loro coscienza.
Il loro
comportamento non è colpa tutta loro ma del fatto che sono nati in un periodo
in cui il rispetto per se stessi e per gli altri sono cose inconcepibili perchè
sconosciute, il senso di civiltà di cui dovrebbe essere improntato il loro
vivere quotidiano è estraneo alla loro vita perché nessuno insegna loro più cosa
significhino queste parole, questi concetti.
Non la scuola che nel corso degli
ha annacquato lo studio dell’Educazione Civica, rendendola la cenerentola della
materie di studio, non abolendola del tutto ma nemmeno facendone più una materia
d’insegnamento come era prima.
Da un anno all'altro è quasi scomparsa dai piani
di studio di qualsiasi scuola di ogni ordine e grado. Una palese incompetenza
che ha portato ad un’indecisione squallida ed insana.
Ma soprattutto, il
fallimento più grosso, è stato quello della famiglia come istituzione e come esempio
di vita comune, un fallimento inglorioso che porta ai malanni sociali di certi
giovani che, non sapendo come comportarsi, ritornano, necessariamente, all'età della pietra.
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