La voglia di riprendere oltre la vita.
(Il rischio di arrendersi, per amore di scartoffia.)
(L’ossessione per
l’onestà, anziché essere una normale ambizione, impegna il Paese in un
totalitario principio di precauzione che produce più danni che benefici, perché
rallenta ogni iniziativa. Per rimetterci in piedi ci tocca rischiare, come per
il Ponte di Genova By Mattia Feltri)
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Affinché meglio si comprenda quanto leggerete in seguito, ho
posto in apertura il titolo dell’articolo di Mattia Feltri, novello direttore
dell’H.P. nonché l’indirizzo della pagina in cui è residente l’articolo in
argomento.
Chiedersi quanto valga
la vita, per il direttore dell'H.P. avrebbe senso perché, da quanto scrive,
emerge come possa essere più importante riaprire le fabbriche che pensare a
stare bene e non morire anzitempo. Il Covid 19 è il male più insidioso degli
ultimi anni e lo stiamo vivendo così, consci, come siamo, della sua
pericolosità, almeno in questi ultimi due mesi. Né gli scienziati, che si
occupano di questa nuova pestilenza, sanno ancora dirci se essa potrà essere
vinta oppure è una partita che non si potrà vincere.
Si pretende però che Conte debba saperlo: lo pretende certa
stampa, lo pretendono le opposizioni e lo pretendono i politici
"cavalcanti" (quelli che cavalcano l'onda del momento senza avere
cognizioni di null'altro che il loro esclusivo interesse politico o personale).
È notorio che Conte sia un uomo di legge e non di medicina, quindi deve per
forza affidarsi a scienziati e grandi ed acclarati medici che possano aiutarlo
nell'opera difficilissima di tutelare la salute degli italiani. Non c'è nulla
al di fuori di questo. Se non la disperata esigenza di molti imprenditori (fra i quali si nascondono molti
evasori fiscali) che chiedono di riaprire
le loro attività ricattando il governo con la minaccia di chiusura delle
attività stesse. Ora, che tali personaggi siano spalleggiati dall'opposizione di
destra può anche starci bene, forsanche per vicinanza di "intendimenti
etico-ideologici", ma ciò che non sta bene è che all'interno del governo
ognuno cerchi di mangiare i peschi che sono nel proprio cestino piuttosto che
dividerli con gli altri soci. Quindi siamo punto e daccapo, il PdC si trova
ancora, novello Ulisse, stretto fra Scilla e Cariddi, o a dover sfidare i Ciclopi
monoculi, che guardavano dall'alto ma avevano un orizzonte ristretto. Sappiamo
come andò a finire.
Ma non è qui il problema, semmai il problema che Feltri non
racconta è il fatto che molti politicanti del nostro aureo parlamento si
sentono esautorati delle loro funzioni della loro autorevolezza e della loro
rappresentatività sui rispettivi territori. Tale problema in parlamento pesa
molto - per le pressioni della destra pronta a dare a tutti del “dittatore”
senza guardare a casa loro dove di dittature sono espertissimi – perché in
effetti Conte sta forse abusando di DPCM emessi a ritmo serrato senza sentire
il parere del parlamento, ma solo quello degli scienziati che con lui
collaborano. Ciò potrebbe essere forse motivo di problemi che potrebbero
portare un nuovo focolaio d’infezione che, come il corona virus, è difficile
curare: Quello di dover rimescolare le carte per un nuovo governo, forse di
altro colore, forse ancora rosso-giallo-azzurro, senza Conte. L’ultimo problema
è che per Conte, parlare in parlamento sarebbe una vera figura da sciocco,
visto che ad ogni riunione non sono mai presenti più di venti deputati. Questo
è il modo di vivere del campione politico che ci rappresenta al momento. E ce
lo dobbiamo cuccare…
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