La certezza della nullità.
di Pietro Giannini – 09/08/2020
“La valenza epidemiologica prefigura il ribaltamento della logica assistenziale e la riconversione ed articolazione periferica dei servizi, senza pregiudicare l’attuale livello delle prestazioni, attivando ed implementando, in termini di efficacia e di efficienza, una congrua flessibilità delle strutture”.
Bellissimo discorso, molto ben scritto. Ma che cosa significa, tradotto in soldoni? Nulla, assolutamente nulla. È il politichese. Linguaggio astruso, insignificante ma suggestivo. Il classico linguaggio diretto al “vulgus qui vult decipi”. E che quindi può essere preso per i fondelli frastornandolo con una girandola di parole che, messe insieme, non hanno alcun senso comune se non quello di prendere, appunto, per il sedere.
Ma è meglio il debordante, aulico, colto, frustro linguaggio politichese o l’anomalia del linguaggio, povero, malconcio, zeppo di errori grammaticali e concettuali, tali da rimanere perplessi, nell’altro senso? Perché noi ne abbiamo per tutti i gusti.
Si, proprio per tutti. Ed ecco perché dovremmo vergognarci.
La balorda teoria dell’UNO VALE UNO ideata - non senza la maligna, malvagia consapevolezza di quali e quanti danni essa potesse arrecare al Paese e cosa volesse realmente dire in realtà - teorizzata, predicata, sviluppata, propalata ed imposta, quasi, dal teorico movimentista a 5S - già noto per i suoi gravissimi precedenti giudiziari - ha fatto breccia nelle deboli menti di gente anonima, per lo più ignorante o deculturizzata dalle TV populiste berlusconiane. Questa gente adesso comincia a vedere la possibilità di diventare qualcuno, senza mai poterlo diventare realmente e compiutamente, tranne qualche eccezione...
Prima i pizzaioli ed i bibitari, poi i borgatari e le borgatare, le taverniere senza arte né parte, i D.J. o i fannulloni, gli imbroglioni o furfantelli di piccolo cabotaggio, senza alcuna conoscenza di nulla. Senza un titolo di studio, senza conoscenze specifiche: il rigattiere che fa il filosofo, il bibitaro che fa il ministro degli esteri e delle topiche, e tutta una pletora di cortigiani, amici, lecchini, scimmiette ammaestrate e simili. Tutti rigorosamente e grossolanamente ignoranti. Tutti possono arrivare ad ottenere un posto al sole e molti ci sono riusciti.
Ma l'Italia adesso non è più il paese di letterati, poeti, artisti e navigatori e Santi. È un Paese che viene identificato per mezzo di quelli che lo rappresentano negativamente. Da Berlusconi in poi è stato un via vai di mezze calzette (non tutte/i); Di Maio ne ha combinate di cotte e di crude: dall'uso distruttivo dei congiuntivi alla "tradizione democratica millenaria del popolo francese". Peccato non aver studiato un po' di storia perché quella della democrazia francese risale appena al 14 luglio del 1789, giorno della presa della Bastiglia (dite a Di Maio che non si tratta di una pillola contro l'ignoranza).
Poi Di Maio se l'è presa anche con i cinesi quando nel novembre del 2018 il leader M5S scivolò sul nome del presidente Xi Jinping che diventò “presidente Ping”. La gaffe avvenne al "China International Import Expo (Ciie)" a Shanghai, durante l’intervento in italiano al forum sul commercio.
Altra bella figurina di cacca quando il geniale statista, nel settembre 2016, mentre era deputato e componente del direttorio M5S e vice presidente della Camera, in un post attaccò il premier Matteo Renzi, paragonandolo ad Augusto Pinochet. Solo che Di Maio collocò il regime del generale Pinochet in Venezuela anziché in Cile. Un attacco di un semianalfabeta contro uno come RENZI è francamente una "cagata pazzesca" per dirla alla Fantozzi.
E poi, non per chiudere, perché le fesserie che escono dalla bocca di questi ignoranti che sono al governo sono tantissime e "variopinte", nel luglio 2016, rispondendo via FB ai malumori interni per il suo incontro con una società di lobbying, Di Maio, allora vice presidente della Camera accostò quanti sono affetti da tumore a un gruppo di pressione, esattamente come “petrolieri e inceneritori”. «Esiste la lobby dei petrolieri e quella degli ambientalisti, quella dei malati di cancro e quella degli inceneritori» scrisse candidamente Di Maio, autore di un accostamento alquanto improvvido, umiliante ed infelice.
E lui a quale lobby pensa di appartenere? Forse non lo immagina ma lui appartiene alla lobby dei deputati semianalfabeti che con il loro numero, purtroppo, sono anch’essi un gruppo di pressione sul governo.
Adesso l'ultima perla o l'ultima pirlata come volete: Questo ragazzotto con la terza media che dovrà gestire il Recovery Fund. Se non altro ci copriremo di ridicolo in maniera totale ed esaustiva.
Ma finalmente potremo sapere esattamente quel che siamo nella realtà.
Ci mandiamo lui a trattare con la Merkel o con Ursula Gertrud von der Leyen, vero?
BRAVI BEL COLPO...... (Eventi desunti dal Sole 24 ore)
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