A cosa serve?
Di Pietro Giannini 20/05/2024
A cosa serve scrivere o parlare o raccontare questo periodo, che stiamo vivendo con molto timore, nel quale assistiamo, nostro malgrado, al passaggio dalla democrazia al neo-fascismo, dopo una tranquillità politica durata 70 anni?
Gli esiti delle ultime tornata elettorali, tenutesi in tutta Europa, nelle quali abbiamo visto l’affacciarsi delle nuove destre, ci convincono, vieppiù, che la nostra tranquillità democratica è in pericolo. Il rinascere della violenza spicciola, esercitata da gruppi di giovinastri, spesso minorenni, raccolti in bande di ragazzotti, sono prodromiche allo squadrismo di infausta memoria. L’affacciarsi di gruppi di “teste rasate” dimostra che la loro presenza sia quasi legittimata dai gruppi politici di estrema destra, mentre invece la nostra Costituzione dice esattamente il contrario.
Dall’alto, da chi dovrebbe dare l’esempio, vengono segnali che obbligano ad una riflessione su ciò che è stato fatto, sugli errori commessi un po’ da tutte le forze politiche, non solo italiane, per consentire che la faccia scura del fascismo ricomparisse dopo così tanti anni.
È un pericoloso segno di revanscismo che scuote l’Europa e rende meno solide la basi dell’Unione. Non sembra facile recuperare il terreno perso e soprattutto non è facile recuperare il voto dei giovani che, in crisi di ideali, di soldi, e di lavoro, hanno voluto quasi punire quell’Europa più vicina ai grandi interessi bancari ed oramai lontana dalle necessità stringenti e dai bisogni dei cittadini.
Questa però è la nuova fase politica con la quale tutti i paesi dell’EU si dovranno confrontare; l’avanzata delle destre non depone a favore dell’unità Europea, anzi ne potrebbe determinare la fine. I movimenti contrari ai sistemi esistenti nei vari paesi, hanno prevalentemente il nero colore delle destre razziste, anti immigrati, ultranazionaliste.
A complicare le cose in Italia si è aggiunto un movimento che ha fatto incetta di voti fra quegli italiani che, stanchi dell’immobilismo dei partiti di governo, non hanno trovato di meglio che farsi abbindolare da discorsi di facinorosi qualunquisti che, predicando un populismo senza idee e senza cultura, hanno instillato nel Paese l’idea, stantia ma interessata, del "pensiero unico“, dell'uno che pensa per tutti. Si era partiti con i 5S con lo "slogan" che "uno vale uno” cioè che tutti potremmo essere in grado di amministrare una nazione senza avere alcuna conoscenza né alcuna capacità specifiche.
Che ciò sia smaccatamente falso è evidente se solo ci soffermassimo a guardare le cifre del nostro debito pubblico che, secondo i dati europei, sfonderà presto i 3.000 miliardi.
Chi lo fa? Nessuno lo ha mai fatto fra tutti gli elettori che hanno dato il loro voto ai nuovi governanti. Basta la parola dei loro beniamini, predicata ai quattro venti da tutti i canali d’informazione a qualunque ora del giorno, incessante, asfissiante, monotona e frustra, priva di contenuti e di idee, ma piena di promesse vane e vuote.
Valutare le cose con la propria testa è una fatica che non tutti sono in grado di sostenere, certi come sono che c’è qualcuno che metterà le cose a posto.
Così cominciò il triste ventennio che produsse all'Italia gli incalcolabili danni che subiamo oggi.
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